Galleria dell'Accademia di Venezia
Jacopo da Bassano- San Gerolamo Penitente.
Jacopo Da Ponte detto Bassano ( Bassano 1510 - 1592 )1556 - Olio su tela cm 119x154.
Il dipinto coglie il Santo eremita nella sua grotta, in atteggiamento di profonda meditazione. La figura è colpita da una luce radente che evidenzia il corpo invecchiato e magro appena coperto da un drappo viola, ed appoggiato su un telo rosso. Il volto è percorso da profonde rughe, i capelli e la barba sono incanutiti e scomposti. Tutto ciò segna il tempo e la vanità delle cose terrene. Il Santo volge lo sguardo verso l'unico suo interesse: il Crocefisso appeso ad un tronco. Gli altri strumenti per la meditazione appaiono abbandonati: i libri si dispongono in disordine, la clessidra è nell'ombra, mentre il teschio risalta illuminato, vicino al drappo rosso, in contrasto con il buio profondo della grotta. I colori scuri dominano nel dipinto anche se nell'angolo destro, le nubi plumbee si squarciano, lasciando trasparire un tramonto arrossato.
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Il dipinto coglie il Santo eremita nella sua grotta, in atteggiamento di profonda meditazione. La figura è colpita da una luce radente che evidenzia il corpo invecchiato e magro appena coperto da un drappo viola, ed appoggiato su un telo rosso. Il volto è percorso da profonde rughe, i capelli e la barba sono incanutiti e scomposti. Tutto ciò segna il tempo e la vanità delle cose terrene. Il Santo volge lo sguardo verso l'unico suo interesse: il Crocefisso appeso ad un tronco. Gli altri strumenti per la meditazione appaiono abbandonati: i libri si dispongono in disordine, la clessidra è nell'ombra, mentre il teschio risalta illuminato, vicino al drappo rosso, in contrasto con il buio profondo della grotta. I colori scuri dominano nel dipinto anche se nell'angolo destro, le nubi plumbee si squarciano, lasciando trasparire un tramonto arrossato.
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Gentile Bellini - Processione in San Marco
Gentile Bellini ( Venezia 1429-1507 )1496 circa - Tempera su tela cm 367,5x746.
In esso Gentile Bellini raffigura la solenne processione che si svolgeva in Piazza S. Marco a Venezia, davanti alla Basilica, in occasione della festa del santo omonimo, alla quale partecipavano le Scuole veneziane con le loro reliquie. In particolare, nel dipinto, si racconta che durante lo svolgersi della processione del 25 aprile 1444 Jacopo de'Salis, mercante bresciano, s'inginocchiò davanti alla Reliquia della Santa Croce invocando la guarigione del figlio moribondo, ottenendola subito.
Nel quadro è rappresentato il corteo processionale che parte dalla porta della Carta e si snoda da destra verso sinistra. Anche il Doge è uscito dal Palazzo Ducale ed è preceduto dalle bandiere, dalle tube, dai simboli del potere. Al centro, in primo piano, circondati dalla folla dei devoti ci sono i confratelli, vestiti con il saio bianco della Scuola. Essi portano ceri e torce mentre, già dal lato opposto, la testa del corteo si dirige verso la Basilica. Nel mezzo della piazza pavimentata a mattoni, e al centro del dipinto, sotto il baldacchino di broccato, c'è il "soler" dorato su cui appoggia il prezioso reliquiario della Croce, portato a spalle dai Confratelli della Scuola. Al fianco si trova il protagonista dell'episodio, vestito di rosso, inginocchiato, ma poco visibile rispetto alla complessità della rappresentazione di tutto il corteo e dell'ambiente: la Piazza S. Marco descritta con gli edifici della fine del Quattrocento. Per il pittore Gentile Bellini appare certo molto importante testimoniare tutti i complessi architettonici nei loro minimi dettagli. A sinistra si vedono le Procuratie Vecchie, quelle ad un piano del tempo del Doge Sebastiano Ziani (1172/ 1178); gli edifici gotici che seguono saranno invece abbattuti all'inizio del Cinquecento per la costruzione della Torre dell'Orologio su progetto del Codussi.
Domina nel fondo la Basilica di S. Marco decorata dagli antichi mosaici veneto-bizantini, dei quali si conserva ancor oggi, quello sopra il portale di S. Alipio all'estrema sinistra. Il campanile, sulla destra, appare nascosto, nella zona inferiore da antiche costruzioni come l'Ospizio Orseolo, destinato cinquant'anni dopo alla demolizione per permettere la costruzione delle Procuratie nuove, edificate dal Sansovino. Di fronte alla Basilica svettano quattro stendardi issati sui pennoni; il cielo è terso e l'atmosfera tranquilli.
In esso Gentile Bellini raffigura la solenne processione che si svolgeva in Piazza S. Marco a Venezia, davanti alla Basilica, in occasione della festa del santo omonimo, alla quale partecipavano le Scuole veneziane con le loro reliquie. In particolare, nel dipinto, si racconta che durante lo svolgersi della processione del 25 aprile 1444 Jacopo de'Salis, mercante bresciano, s'inginocchiò davanti alla Reliquia della Santa Croce invocando la guarigione del figlio moribondo, ottenendola subito.
Nel quadro è rappresentato il corteo processionale che parte dalla porta della Carta e si snoda da destra verso sinistra. Anche il Doge è uscito dal Palazzo Ducale ed è preceduto dalle bandiere, dalle tube, dai simboli del potere. Al centro, in primo piano, circondati dalla folla dei devoti ci sono i confratelli, vestiti con il saio bianco della Scuola. Essi portano ceri e torce mentre, già dal lato opposto, la testa del corteo si dirige verso la Basilica. Nel mezzo della piazza pavimentata a mattoni, e al centro del dipinto, sotto il baldacchino di broccato, c'è il "soler" dorato su cui appoggia il prezioso reliquiario della Croce, portato a spalle dai Confratelli della Scuola. Al fianco si trova il protagonista dell'episodio, vestito di rosso, inginocchiato, ma poco visibile rispetto alla complessità della rappresentazione di tutto il corteo e dell'ambiente: la Piazza S. Marco descritta con gli edifici della fine del Quattrocento. Per il pittore Gentile Bellini appare certo molto importante testimoniare tutti i complessi architettonici nei loro minimi dettagli. A sinistra si vedono le Procuratie Vecchie, quelle ad un piano del tempo del Doge Sebastiano Ziani (1172/ 1178); gli edifici gotici che seguono saranno invece abbattuti all'inizio del Cinquecento per la costruzione della Torre dell'Orologio su progetto del Codussi.
Domina nel fondo la Basilica di S. Marco decorata dagli antichi mosaici veneto-bizantini, dei quali si conserva ancor oggi, quello sopra il portale di S. Alipio all'estrema sinistra. Il campanile, sulla destra, appare nascosto, nella zona inferiore da antiche costruzioni come l'Ospizio Orseolo, destinato cinquant'anni dopo alla demolizione per permettere la costruzione delle Procuratie nuove, edificate dal Sansovino. Di fronte alla Basilica svettano quattro stendardi issati sui pennoni; il cielo è terso e l'atmosfera tranquilli.
Gentile Bellini - Miracolo della Croce caduta nel canale di San Lorenzo
Tempera su tela racconta il miracolo avvenuto presso il canale di san Lorenzo tra il 1370 e il 1382, quando il reliquiario della Santa Croce cadde in acqua e, tra tutti quelli che cercarono di trarlo in salvo, si lasciò afferrare solo da Andrea Vendramin, Guardian Grande della Scuola.
Il fatto, ambientato in una Venezia quattrocentesca. accadde durante il trasferimento del frammento della Santa Croce dalla Scuola di san Giovanni Evangelista alla chiesa di san Lorenzo, nel giorno della solenne processione.
Al fatto assistono, oltre a un gran numero di fedeli e di religiosi, anche personaggi contemporanei, quali Caterina Cornaro, regina di Cipro, con le sue dame, autorevoli membri delle Scuole, e lo stesso Gentile Bellini che si è voluto ritrarre con il fratello Giovanni, all'estrema destra.
La scena urbana è molto interessante: Venezia appare ricca di palazzi colorati, in stile gotico con i tipici comignoli rotondi e con le caratteristiche inferriate sporgenti.
Nel dipinto, illuminato da sinistra, regna un'atmosfera solenne, anche se, alcune persone sembrano totalmente disinteressarsi del fatto che Gentile Bellini ha descritto con straordinaria precisione, usando colori caldi come il rosso e il giallo delle case e di alcuni abiti e colori freddi, come l'azzurro del cielo e il verde del canale.
Il fatto, ambientato in una Venezia quattrocentesca. accadde durante il trasferimento del frammento della Santa Croce dalla Scuola di san Giovanni Evangelista alla chiesa di san Lorenzo, nel giorno della solenne processione.
Al fatto assistono, oltre a un gran numero di fedeli e di religiosi, anche personaggi contemporanei, quali Caterina Cornaro, regina di Cipro, con le sue dame, autorevoli membri delle Scuole, e lo stesso Gentile Bellini che si è voluto ritrarre con il fratello Giovanni, all'estrema destra.
La scena urbana è molto interessante: Venezia appare ricca di palazzi colorati, in stile gotico con i tipici comignoli rotondi e con le caratteristiche inferriate sporgenti.
Nel dipinto, illuminato da sinistra, regna un'atmosfera solenne, anche se, alcune persone sembrano totalmente disinteressarsi del fatto che Gentile Bellini ha descritto con straordinaria precisione, usando colori caldi come il rosso e il giallo delle case e di alcuni abiti e colori freddi, come l'azzurro del cielo e il verde del canale.
Giovanni Bellini Trittico di San Sebastiano.
PI tre scomparti inferiori mostrano altrettanti santi a piena figura: san Giovanni Battista, san Sebastiano e sant'Antonio Abate. I
n alto, nella lunetta, si trova un'Annunciazione con al centro il Padre Eterno benedicente.
Questi trittici, ideati probabilmente da Jacopo Bellini, vennero realizzati a più mani, tra cui quella di Giovanni su solo una. Il contributo di quest'ultimo si rileva soprattutto nei santi del polittico di San Sebastiano e sono un importante precedente per quello che sarà la sua prima grande prova individuale, il polittico di San Vincenzo Ferrer.. modifiche.
n alto, nella lunetta, si trova un'Annunciazione con al centro il Padre Eterno benedicente.
Questi trittici, ideati probabilmente da Jacopo Bellini, vennero realizzati a più mani, tra cui quella di Giovanni su solo una. Il contributo di quest'ultimo si rileva soprattutto nei santi del polittico di San Sebastiano e sono un importante precedente per quello che sarà la sua prima grande prova individuale, il polittico di San Vincenzo Ferrer.. modifiche.
Giovanni Bellini - Trittico di San Lorenzo
I tre scomparti inferiori mostrano altrettanti santi a piena figura: san Giovanni Battista, san Lorenzo e sant'Antonio da Padova. In alto, nella lunetta, si trova una Madonna col Bambino tra due angeli volanti.
Giovanni Bellini - Trittico di San Lorenzo.
I tre scomparti inferiori mostrano una rappresentazione della Natività e due santi a piena figura: san Francesco e san Vittore. In alto, nella lunetta, si trova una Trinità tra io santi Agostino e Domenico di Guzman. Nella lunetta è evidente l'inflkuenza di Donatello e dei suoi scorci adattati al punto di vista dello spettatore, magari filtrato dall'espreienza del cognato Andrea Mantegna.
La Natività, generalmente ritenuta non di Giovanni, riecheggia da vicino un'opera simile dei Vivarini nella Národni Galerie di Praga.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
La Natività, generalmente ritenuta non di Giovanni, riecheggia da vicino un'opera simile dei Vivarini nella Národni Galerie di Praga.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Giovanni Bellini - Trittico della Madonna
.I tre scomparti inferiori mostrano altrettanti santi a piena figura: la Madonna col Bambino, san Girolamo e san Ludovico di Tolosa. In alto, nella lunetta, si trova una Pietà tra due angeli volanti, con un lungo sarcofago da cui si leva il Cristo.
Giovanni Bellini - Madonna Contarini
Maria tiene in braccio Gesù Bambino che sta eretto su una balustra in primo piano, dove si trova appeso un cartiglio con la firma dell'artista IOANNES BELLINVS. Il Bambino benedicente ricorda nella fisionomia quello della Pala di San Giobbe, databile a quegli stessi anni. La sua figura ha un che di fissità iconica che rimanda alla pittura bizantina, alla radice della scuola veneziana. Gli sguardi di madre e figlio non si incontrano, come di consueto, ma il tenero abbraccio tra i due esprime la familiarità della scena.
Lo sfondo è costituito da un dolce paesaggio, con colli che si perdono in lontananza a una città turrita. Notevole è l'uso del colore, che modella figure al contempo monumentali e caldamente umane, grazie al ricco impasto cromatico.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Lo sfondo è costituito da un dolce paesaggio, con colli che si perdono in lontananza a una città turrita. Notevole è l'uso del colore, che modella figure al contempo monumentali e caldamente umane, grazie al ricco impasto cromatico.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Giovanni Bellini - Madonna dei cherubini rossi.
Alcuni elementi compositivi, come la posizione del Bambino sul ginocchio e lo sguardo che intercorre tra madre e figlio, fanno datare quest'opera a poco dopo laMadonna di Alzano, che ne sarebbe il prototipo.
Il gruppo sacro di Maria e Gesù Bambino è rappresentato come un busto in primo piano, sullo sfondo di un dolce paesaggio tipicamente belliniano, che si perde in lontananza punteggiato da segni della presenza umana, con torri, castelli e un'insenatura fluviale dove naviga una barchetta. Nel cielo terso, che schiarisce avvicinandosi all'orizzonte come all'alba, galleggiano alcune nubi e, sopra la Vergine, un coro di cherubini rossi che dà il titolo tradizionale dell'opera.
Madre e figlio sono avvolti, più ancora che dai gesti, dal dolce e partecipato sguardo di Maria verso il Bambino e viceversa, che varia la tradizionale distanza di sguardi delle opere precedenti. Estremamente dolci sono i volti e i gesti, con particolare virtuosismo nel disegno della mani di Maria. La luce forte esalta il ricco impasto cromatico e provoca le ombre del velo della Madonna, che danno una forte senso di volume, pur senza irrigidire i soggetti, grazie alla fluida stesura pittorica.
In primo piano si trova un parapetto lapideo dove un lembo del manto della Vergine si appoggia ad invadere..
Il gruppo sacro di Maria e Gesù Bambino è rappresentato come un busto in primo piano, sullo sfondo di un dolce paesaggio tipicamente belliniano, che si perde in lontananza punteggiato da segni della presenza umana, con torri, castelli e un'insenatura fluviale dove naviga una barchetta. Nel cielo terso, che schiarisce avvicinandosi all'orizzonte come all'alba, galleggiano alcune nubi e, sopra la Vergine, un coro di cherubini rossi che dà il titolo tradizionale dell'opera.
Madre e figlio sono avvolti, più ancora che dai gesti, dal dolce e partecipato sguardo di Maria verso il Bambino e viceversa, che varia la tradizionale distanza di sguardi delle opere precedenti. Estremamente dolci sono i volti e i gesti, con particolare virtuosismo nel disegno della mani di Maria. La luce forte esalta il ricco impasto cromatico e provoca le ombre del velo della Madonna, che danno una forte senso di volume, pur senza irrigidire i soggetti, grazie alla fluida stesura pittorica.
In primo piano si trova un parapetto lapideo dove un lembo del manto della Vergine si appoggia ad invadere..
Giovanni Bellini.
La pala, considerata un caposaldo del periodo maturo dell'artista, venne dipinta per il secondo altare a destra della chiesa di San Giobbe a Venezia.
L'opera è una sacra conversazione: attorno all'alto trono marmoreo di Maria con bambino, ai cui piedi si trovano tre angeli musicanti, sono disposti simmetricamente sei santi, tre per parte: a sinistra san Francesco, Giovanni Battista e Giobbe, a destra san Domenico, Sebastiano e Ludovico di Tolosa. I santi vennero ripresi e imitati per decenni: san Francesco ad esempio ricompare quasi identico nella Pala di Castelfranco di Giorgione.
La parte più straordinaria è rappresentata dalla volta a cassettoni che introduce prospetticamente alla composizione sacra, con pilastri ai lati, che sono uguali a quelli reali dell'altare originale. La nicchia profonda e ombrosa dello sfondo dilata lo spazio attorno al gruppo sacro, all'ombra di una calotta coperta da mosaici dorati nel più tipico stile veneziano. Si tratta quindi di un prolungamento virtuale dello spazio reale della navata, con figure al contempo monumentali e caldamente umane, grazie al ricco impasto cromatico. La luce si riverbera sui dettagli, venendo catturata dai mosaici o dagli strumenti musicali degli angeli.
Maria è raffigurata isolata e assorta nella sua maestà, con un Bambino molto simile nella fisionomia del viso a quello della Madonna Contarini, sempre all'Accademia, e il retaggio bizantino è ancora percepibile nell'iconico distacco della divinità, che la rende misteriosa e irraggiungibile.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
L'opera è una sacra conversazione: attorno all'alto trono marmoreo di Maria con bambino, ai cui piedi si trovano tre angeli musicanti, sono disposti simmetricamente sei santi, tre per parte: a sinistra san Francesco, Giovanni Battista e Giobbe, a destra san Domenico, Sebastiano e Ludovico di Tolosa. I santi vennero ripresi e imitati per decenni: san Francesco ad esempio ricompare quasi identico nella Pala di Castelfranco di Giorgione.
La parte più straordinaria è rappresentata dalla volta a cassettoni che introduce prospetticamente alla composizione sacra, con pilastri ai lati, che sono uguali a quelli reali dell'altare originale. La nicchia profonda e ombrosa dello sfondo dilata lo spazio attorno al gruppo sacro, all'ombra di una calotta coperta da mosaici dorati nel più tipico stile veneziano. Si tratta quindi di un prolungamento virtuale dello spazio reale della navata, con figure al contempo monumentali e caldamente umane, grazie al ricco impasto cromatico. La luce si riverbera sui dettagli, venendo catturata dai mosaici o dagli strumenti musicali degli angeli.
Maria è raffigurata isolata e assorta nella sua maestà, con un Bambino molto simile nella fisionomia del viso a quello della Madonna Contarini, sempre all'Accademia, e il retaggio bizantino è ancora percepibile nell'iconico distacco della divinità, che la rende misteriosa e irraggiungibile.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Giovanni Bellini - Madonna degli Alberetti.
Olio su tavola (74x58 cm), di Giovanni Bellini, datato al 1487 Il gruppo sacro di Maria e Gesù Bambino è rappresentato come un busto in primo piano, sullo sfondo di un tessuto che pende verticalmente e che ricorda gli alti troni con baldacchino allora in voga nelle sacre conversazioni. Ai lati si apre un dolce paesaggio con due alberetti simmetrici che danno il nome tradizionale all'opera. Lo stacco, che ha come prototipo la Madonna di Alzano dello stesso autore, rende più grandioso il gruppo sacro, grazie anche ai contrasti di campiture della ricca gamma cromatica.
Madre e figlio sono avvolti, più ancora che dai gesti, dal dolce e partecipato sguardo di Maria verso il bambino, che varia la tradizionale distanza di sguardi delle opere del decennio precedente. Estremamente dolci sono i volti e i gesti, con particolare virtuosismo nel disegno della mani di Maria. La composizione bilanciatissima è illuminata da un doppio sistema: il gruppo sacro prende una luce incidente anteriormente da sinistra, come dimostra l'ombra della Madonna sul drappo, mentre sullo sfondo la luce si allarga uniformemente e in maniera diffusa.
In primo piano si trova un parapetto in marmo verde dove, come di consueto, si trova la firma dell'artista.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Madre e figlio sono avvolti, più ancora che dai gesti, dal dolce e partecipato sguardo di Maria verso il bambino, che varia la tradizionale distanza di sguardi delle opere del decennio precedente. Estremamente dolci sono i volti e i gesti, con particolare virtuosismo nel disegno della mani di Maria. La composizione bilanciatissima è illuminata da un doppio sistema: il gruppo sacro prende una luce incidente anteriormente da sinistra, come dimostra l'ombra della Madonna sul drappo, mentre sullo sfondo la luce si allarga uniformemente e in maniera diffusa.
In primo piano si trova un parapetto in marmo verde dove, come di consueto, si trova la firma dell'artista.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Giovanni Bellini - Madonna Col Bambino e Santi
La Madonna col Bambino tra le sante Caterina e Maria Maddalena (Sacra conversazione) è un dipinto olio su tavola(58x107 cm) di Giovanni Bellini, databile al 1490 circa e conservato nelle Gallerie dell'Accademia a Venezia.
I
Storia [modifica]Il dipinto si trovava anticamente nelle Collezioni Renier a Venezia. Viene in genere datato di poco posteriore alla Pala Barbarigo. La composizione ebbe un notevole successo, testimoniato da numerose repliche e varianti, in gran parte dovute alla bottega o solo parzialmente autografe, tra cui spiccano le sacre conversazioni di Urbino e dellaPierpoint Morgan Library di New York.
Descrizione [modifica]La tavola rappresenta la Vergine Maria nelle tradizionali vesti blu e rosse, nell'atto di sorreggere il Bambin Gesù, seduto su un cuscino bianco e con lo sguardo rivolto verso l'alto. A sinistra si trova santa Caterina d'Alessandria, vestita d'un drappo rosso, a mani giunte e rivolta verso il Bambino, in atto di preghiera, mentre a destra, con sguardo devotamente assorto, è posizionata Maria Maddalena, anch'essa rivolta verso il Bambino, con le mani incrociate sul petto.
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Storia [modifica]Il dipinto si trovava anticamente nelle Collezioni Renier a Venezia. Viene in genere datato di poco posteriore alla Pala Barbarigo. La composizione ebbe un notevole successo, testimoniato da numerose repliche e varianti, in gran parte dovute alla bottega o solo parzialmente autografe, tra cui spiccano le sacre conversazioni di Urbino e dellaPierpoint Morgan Library di New York.
Descrizione [modifica]La tavola rappresenta la Vergine Maria nelle tradizionali vesti blu e rosse, nell'atto di sorreggere il Bambin Gesù, seduto su un cuscino bianco e con lo sguardo rivolto verso l'alto. A sinistra si trova santa Caterina d'Alessandria, vestita d'un drappo rosso, a mani giunte e rivolta verso il Bambino, in atto di preghiera, mentre a destra, con sguardo devotamente assorto, è posizionata Maria Maddalena, anch'essa rivolta verso il Bambino, con le mani incrociate sul petto.
Giovanni Bellini - Allegorie.
Le tavolette sono una produzione insolita nel catalogo di Bellini, accostate talvolta per il soggetto all'Allegoria sacra degli Uffizi.
La Perseveranza mostra un guerriero virtuoso a cuiBacco, su un carro trainato da putti, offre della frutta. Talvolta la tavola è letta anche come allegoria della Lussuria.
La Fortuna o Incostanza, mostra una donna su un'instabile imbarcazione circondata da putti, che regge una sfera.
La Prudenza mostra una donna nuda che addita uno specchio, letta anche come Vanitas, che invita lo spettatore a rimirarsi e riflettere su sé stesso e la vanità delle cose terrene.
La Menzogna o Falsità mostra un uomo (di solito è però raffiguarata come un essere femminile) che esce da una conchiglia, simbolo della tortuosità dei mezzi menzogneri. Esso, armato di serprente, simbolo di calunnia con la sua lingua biforcuta, si avventa su quello che sembra un eremita, avviato sulla via della sapienza sopra un piedistallo, dove si trova anche la firma dell'artista. Questa figura è stata letta anche come Virtus Sapientia, con la conchiglia vista come un simbolo positivo di generatrice.
La Perseveranza mostra un guerriero virtuoso a cuiBacco, su un carro trainato da putti, offre della frutta. Talvolta la tavola è letta anche come allegoria della Lussuria.
La Fortuna o Incostanza, mostra una donna su un'instabile imbarcazione circondata da putti, che regge una sfera.
La Prudenza mostra una donna nuda che addita uno specchio, letta anche come Vanitas, che invita lo spettatore a rimirarsi e riflettere su sé stesso e la vanità delle cose terrene.
La Menzogna o Falsità mostra un uomo (di solito è però raffiguarata come un essere femminile) che esce da una conchiglia, simbolo della tortuosità dei mezzi menzogneri. Esso, armato di serprente, simbolo di calunnia con la sua lingua biforcuta, si avventa su quello che sembra un eremita, avviato sulla via della sapienza sopra un piedistallo, dove si trova anche la firma dell'artista. Questa figura è stata letta anche come Virtus Sapientia, con la conchiglia vista come un simbolo positivo di generatrice.
Giovanni Bellini - Madonna Giovannelli.
Maria col Bambino in grembo è affiancata da san Giovanni Battista a sinistra, riconoscibile per la tipica faccia barbuta e per il bastone con la croce, e da una santa a destra, priva di particolari connotazioni, forse Maria Maddalena o Caterina d'Alessandria. Lo sfondo si perde in lontananza e mostra castelli, una città dotata di porto indaffarato da alcuni identificata conAncona[1] e una campagna punteggiata di casette, con un villaggio e un pastore col suo gregge. Le lontane montagne sono dipinte con una tonalità azzurrina che restituisce il carattere terso della foschia, secondo le più avanzate regole della prospettiva aerea veneziana.
Giovanni Bellini La Madonna che adora il Bambino dormiente
- Tempera su tavola cm 120x63La tavola, che probabilmente faceva parte di un polittico smembrato, rappresenta la Madonna in trono in atto di preghiera con il Bambino dormiente sulle ginocchia. La seria espressione del volto della Vergine e la posizione abbandonata del corpo del Figliolo è una premonizione della morte e richiama compositivamente i dipinti con le Pietà. Sotto all'aureola, un velo bianco nasconde i capelli; la veste rossa è avvolta dal manto scuro che con mossi drappeggi arriva sino ai piedi. L'immagine è composta da pochi elementi ed assume così un aspetto semplice ma serio e significativo nel preannunciare la morte di Cristo. Il trono è descritto in marmo con numerosi rilievi, specialmente nello schienale architravato. La profondità è resa correttamente dalla fuga prospettica dei braccioli, però lo spazio nello sfondo anche se reso con un cielo nuvoloso sembra allontanarsi da qualunque riferimento con la realtà.
Bernardo Bellotto
IL RIO DEI MENDICANTI E LA SCUOLA DI SAN MARCOBernardo Bellotto ( Venezia 1721 - Varsavia 1780)1740 - Olio su tela cm 42x69- Ultimo restauro: 1990Il dipinto rappresenta un angolo di Venezia con il rio dei mendicanti sul quale si affaccia la Scuola Grande di San Marco. Questa, posta in secondo piano, ma pienamente illuminata dalla luce del tramonto, ha una facciata a due livelli con cornicioni che li dividono, un grande portale con lunetta , arcate cieche con false prospettive al piano terra, e finestre al primo piano inquadrate fra decorazioni marmoree e cornici. Tipico è il coronamento con tre lunette decorate alla sommità da statue. Il palazzo sulla destra del dipinto con doppie balconate nasconde il campo di S.S. Giovanni e Paolo con la chiesa omonima, che si nota in un piccolo particolare. Dal campo si accede ad una scala degradante verso il canale dove sostano parecchie gondole. La luce radente illumina solo le parti alte dei palazzi prospicenti. Lungo le fondamenta, alcune persone sono intente nella loro attività quotidiana. Il pittore si sofferma, con particolare interesse, nei dettagli architettonici e utilizza una luminosità intensa, che contrasta con le zone in ombra..
Canaletto.
PROSPETTIVA CON PORTICO Giovanni Antonio Canal detto Canaletto ( Venezia 1697- 1768 )1765 - Olio su tela cm 131x93Nel dipinto è rappresentato un lungo portico veneziano di stile barocco. Il soggetto pur essendo una veduta di fantasia è descritto con tale precisione da sembrare, ogni dettaglio, ripreso dal vero. Il portico, posto in accentuato scorcio prospettico, è sorretto da grandi colonne su alti basamenti, che danno nella corte. Di fronte a un pozzo parte una maestosa scalinata con ballatoio, che porta al piano superiore, in parte visibile oltre una balaustra che si affaccia all'atrio. Da questa scende un drappo rosso, ed alcuni servi vi si affacciano. Anche sotto compaiono scenette di vita quotidiana: una donna sta ricamando a tombolo seduta su uno sgabello; un cavaliere si rivolge a un fanciullo; un mendicante storpio attende l'elemosina, infine in lontananza un gentiluomo e un cane. L'appartenenza del palazzo ad una famiglia nobile è confermata dallo stemma, che, incorniciato, pende dalla parete in primo piano, mentre la descrizione dei particolari architettonici si fa più evidente nella facciata illuminata, ove spicca una porta dalle cornici modanate e una finestra ovale. Oltre a questa sapiente capacità descrittiva e alla perfetta applicazione delle regole prospettiche, il pittore ottiene in questo dipinto un suggestivo effetto di contrasto tra la zona buia del portico e il resto del paesaggio illuminato da una luce limpida. Grazie a questo effetto di ombra e luce, scorgiamo con nitidezza anche in fondo all'atrio, dove si eleva un cancello e parte della facciata di un altro palazzo signorile. Il contrasto luminoso è di conseguenza contrasto tra colori scuri e chiari.
Carpaccio - Apoteosi di Sant'Orsola.
Nel centro del dipinto è raffigurata Sant'Orsola sopra un fascio di palme unite da una corona di cherubini. La santa ha il viso leggermente piegato verso destra e i capelli lunghi e sciolti sulle spalle. Indossa una tunica azzurra e un manto riccamente decorato. Con aria trasognata tiene le mani giunte ed è circondata da un alone di luce mentre sei angioletti le svolazzano attorno, portando la corona che la cingerà. Sopra ad Orsola è stato raffigurato Dio Padre, con la barba lunga, il manto rosso e le braccia aperte, anch'egli circondato di luce. Stanno ad assistere alla scena, in basso, le cento vergini che accompagnavano la Santa e che con lei sono state trucidate ed il pontefice. Tutti vestono ricchi abiti dai tessuti traslucidi o riccamente decorati.
La scena si svolge sotto un arco, mentre dietro ai due stendardi si apre un paesaggio con una collina ed un castello turrito, sulla sinistra, e delle rive di un lago a destra
La scena si svolge sotto un arco, mentre dietro ai due stendardi si apre un paesaggio con una collina ed un castello turrito, sulla sinistra, e delle rive di un lago a destra
Carpaccio
. ARRIVO DEGLI AMBASCIATORI Vittore Carpaccio (Venezia 1465 ca.-1526))1495/1500 - Tempera su tela cm 275x589Altre opere di Vittore CarpaccioIn questo grande telero vengono descritte le prime tre scene della leggenda di sant'Orsola. Per poter suddividere gli episodi narrati Carpaccio si è servito dell'architettura, impostandola con precise regole prospettiche. Il punto di fuga è spostato verso sinistra, e, proprio da questo lato, inizia il racconto. Sotto ad un porticato sostenuto da colonne che si affaccia ad un angolo di laguna, vi è l'arrivo degli ambasciatori. Questi sono probabilmente sbarcati dall'imbarcazione ancorata al molo della città che si scorge al centro. E' una Venezia interpretata dal pittore con, al centro, una splendida costruzione a cupola.
In una sala delimitata da transenne, vi è l'incontro fra gli ambasciatori e il re di Bretagna seduto sul trono ed affiancato da dignitari. Dietro, in un piccolo interno, Orsola e il padre discutono le condizioni delle nozze. La camera fa intravedere il letto, a baldacchino, e una parete con una icona, mentre, sulle scale d'accesso, è seduta la nutrice.
Sembra che uno studioso, Ludovico Zorzi, abbia scoperto che il racconto vada letto al contrario perché al centro vi è la scena del congedo degli ambasciatori ai quali il re pone il foglio aperto delle condizione matrimoniali. Comunque letto in un verso o nell'altro il contenuto non cambia molto. Negli abiti predomina un alternarsi di rossi e di neri, mentre nello sfondo il colore si fa più chiaro e luminoso.
In una sala delimitata da transenne, vi è l'incontro fra gli ambasciatori e il re di Bretagna seduto sul trono ed affiancato da dignitari. Dietro, in un piccolo interno, Orsola e il padre discutono le condizioni delle nozze. La camera fa intravedere il letto, a baldacchino, e una parete con una icona, mentre, sulle scale d'accesso, è seduta la nutrice.
Sembra che uno studioso, Ludovico Zorzi, abbia scoperto che il racconto vada letto al contrario perché al centro vi è la scena del congedo degli ambasciatori ai quali il re pone il foglio aperto delle condizione matrimoniali. Comunque letto in un verso o nell'altro il contenuto non cambia molto. Negli abiti predomina un alternarsi di rossi e di neri, mentre nello sfondo il colore si fa più chiaro e luminoso.
Carpaccio - arrivo dei pellegrini
ARRIVO DEI PELLEGRINI A COLONIA Vittore Carpaccio (Venezia 1465 ca.-1526)1490-1495 -Tempera su tela cm 280x255Altre opere di Vittore CarpaccioQuest'opera che narra un episodio di una storia sacra è intitolata "Arrivo dei pellegrini a Colonia", ed è il primo telero del ciclo di sant'Orsola ad essere eseguito da Vittore Carpaccio per la Scuola di sant'Orsola (oggi canonica di s.s. Giovanni e Paolo).
Complessivamente i teleri sono otto più una pala, e l'interpretazione pittorica è liberamente tratta del racconto leggendario pubblicato a Venezia nel 1475 nella Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Orsola è una principessa cristiana della Bretagna promessa in sposa al principe d'Inghilterra Ereo. Le condizioni delle nozze sono che lo sposo si battezzi e si rechi in pellegrinaggio, prima, a Roma e quindi, assieme al Papa, a Colonia dove verranno trucidati dagli Unni. Assieme a lei moriranno cento vergini, fatto del quale ebbe premonizione in sogno.
Il dipinto era posto in cornu epistole, all'interno della cappella, cioè al fianco destro dell'altare per chi guarda, perciò stranamente la lettura del racconto iniziava dal suo epilogo.
Nell'opera vi sono rappresentati due episodi: a destra, in primo piano, i capi degli Unni leggono il messaggio attraverso il quale alcuni principi romani traditori avvertono dell'arrivo dei pellegrini cristiani; a sinistra l'arrivo del vascello con Orsola e il papa Ciriaco nel porto di Colonia.
Nello sfondo si nota chiaramente un angolo della città, chiusa tra possenti mura, infine, sempre in lontananza si può vedere un ponte, ad arco, che è fiancheggiato da due torri oltre le quali navigano alcuni vascelli con le vele spiegate. Il cielo e l'acqua sono dello stesso colore, questo forse per evidenziare gli altri elementi del paesaggio. La narrazione si arricchisce di episodi minori, come il cane sopra il pontile, in primo piano, il messaggero, in barca, che parla con Orsola, e il colorito accampamento con armigeri intenti ad esercitarsi con la balestra.
Complessivamente i teleri sono otto più una pala, e l'interpretazione pittorica è liberamente tratta del racconto leggendario pubblicato a Venezia nel 1475 nella Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Orsola è una principessa cristiana della Bretagna promessa in sposa al principe d'Inghilterra Ereo. Le condizioni delle nozze sono che lo sposo si battezzi e si rechi in pellegrinaggio, prima, a Roma e quindi, assieme al Papa, a Colonia dove verranno trucidati dagli Unni. Assieme a lei moriranno cento vergini, fatto del quale ebbe premonizione in sogno.
Il dipinto era posto in cornu epistole, all'interno della cappella, cioè al fianco destro dell'altare per chi guarda, perciò stranamente la lettura del racconto iniziava dal suo epilogo.
Nell'opera vi sono rappresentati due episodi: a destra, in primo piano, i capi degli Unni leggono il messaggio attraverso il quale alcuni principi romani traditori avvertono dell'arrivo dei pellegrini cristiani; a sinistra l'arrivo del vascello con Orsola e il papa Ciriaco nel porto di Colonia.
Nello sfondo si nota chiaramente un angolo della città, chiusa tra possenti mura, infine, sempre in lontananza si può vedere un ponte, ad arco, che è fiancheggiato da due torri oltre le quali navigano alcuni vascelli con le vele spiegate. Il cielo e l'acqua sono dello stesso colore, questo forse per evidenziare gli altri elementi del paesaggio. La narrazione si arricchisce di episodi minori, come il cane sopra il pontile, in primo piano, il messaggero, in barca, che parla con Orsola, e il colorito accampamento con armigeri intenti ad esercitarsi con la balestra.
Carpaccio - Martirio dei Pellegrini e Funerale di Sant'Orsola
12. IL MARTIRIO DEI PELLEGRINI E I FUNERALI DI ORSOLA Vittore Carpaccio (Venezia 1465 ca.-1526)1493 - Tempera su tela cm 272x560Altre opere di Vittore CarpaccioIl dipinto rappresenta due scene: il martirio e i funerali della Santa. Orsola è inginocchiata in primo piano, sta pregando. Il suo volto è serio e pallido e indossa un abito celeste e un manto rosso, in testa porta una corona. Di fronte a lei sta il suo carnefice un arciere visto di spalle colto mentre scocca la freccia. Indossa stivali scuri e pantaloni rossi ed un ricco farsetto damascato. Copre la lunga capigliatura bionda un cappello rosso con una piuma.
Lo svolgersi della scena è concitato; due vergini pregano inginocchiate mentre al loro fianco viene colpito il Papa. La mischia tra soldati e pellegrini viene descritta con molta vivacità. I corpi delle vittime sono accasciati al suolo mentre i soldati colpiscono le persone che avanzano, a volte inseguendole nel loro tentativo di fuga. Vi è tutto un luccicare di elmi scuri e di spade in contrasto con i toni caldi che pervadono nella scena. Dietro a loro, gruppi di soldati attorno ad un accampamento. Sullo sfondo una città circondata da mura turrite. Alti alberi fronzuti dominano il paesaggio.
Una colonna posta su un ricco basamento ornato da uno stemma separa questa scena dal funerale di Sant'Orsola. La santa è distesa su un catafalco sotto ad un baldacchino ornato di fregi ricamati. A coprirla è una coperta rossa. L'accompagnano dei prelati intenti a salire la scalinata di una probabile chiesa. Dietro a loro un'estesa folla di persone, seguaci della Santa; tutti hanno l'aria triste e seria. Ai piedi della scalinata una donna inginocchiata, forse una nobile veneziana, prega pur non partecipando direttamente al corteo funebre. Sullo sfondo i palazzi di una città ed una chiesa, mentre, dietro al baldacchino, sbuca una alta torre.
Lo svolgersi della scena è concitato; due vergini pregano inginocchiate mentre al loro fianco viene colpito il Papa. La mischia tra soldati e pellegrini viene descritta con molta vivacità. I corpi delle vittime sono accasciati al suolo mentre i soldati colpiscono le persone che avanzano, a volte inseguendole nel loro tentativo di fuga. Vi è tutto un luccicare di elmi scuri e di spade in contrasto con i toni caldi che pervadono nella scena. Dietro a loro, gruppi di soldati attorno ad un accampamento. Sullo sfondo una città circondata da mura turrite. Alti alberi fronzuti dominano il paesaggio.
Una colonna posta su un ricco basamento ornato da uno stemma separa questa scena dal funerale di Sant'Orsola. La santa è distesa su un catafalco sotto ad un baldacchino ornato di fregi ricamati. A coprirla è una coperta rossa. L'accompagnano dei prelati intenti a salire la scalinata di una probabile chiesa. Dietro a loro un'estesa folla di persone, seguaci della Santa; tutti hanno l'aria triste e seria. Ai piedi della scalinata una donna inginocchiata, forse una nobile veneziana, prega pur non partecipando direttamente al corteo funebre. Sullo sfondo i palazzi di una città ed una chiesa, mentre, dietro al baldacchino, sbuca una alta torre.
Carpaccio - Incontro dei pellegrini con papa Ciriaco.
15. INCONTRO DEI PELLEGRINI COL PAPA CIRIACO SOTTO LE MURA DI ROMA Vittore Carpaccio (Venezia 1465 ca.-1526)1492 - Tempera su tela cm 281x307Altre opere di Vittore CarpaccioIl telero di Vittore Carpaccio rappresenta l'incontro di Orsola ed Ereo con il papa Ciriaco che si svolge ai piedi del Castel Sant'Angelo sotto la luce di uno splendido pomeriggio. Dalla lontananza fino in primo piano sfila il corteo di vergini con a fianco degli accompagnatori con dei vessilli rossi, che equilibrano, nel dipinto la mole poderosa di Castel Sant'Angelo. Dall'altro lato un corteo di vescovi esce dalla città accompagnando il papa Ciriaco, che si incontra con la Santa, in primo piano. Infatti Orsola ed Ereo sono inginocchiati di fronte a lui, mentre dietro, due paggi portano le corone. Prelati e dignitari si assiepano per seguire l'evento. Particolarmente evidenti le mitrie dei vescovi che si stagliano per loro candore. I pennoni sulle torri delle mura indicano il giorno di festa; tutto appare ordinato e rigidamente disposto attorno al perno centrale della croce processionale.
Sullo sfondo compaiono le imbarcazioni che hanno portato i pellegrini, mentre delle montagne chiudono il paesaggio. In primissimo piano un tronco tagliato sostiene un cartiglio, mentre attorno crescono rare piante erbacee.
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Carpaccio - Incontro fra S.Orsola ed Ereo.
6. INCONTRO DI ORSOLA ED EREO E PARTENZA DEI PELLEGRINI Vittore Carpaccio (Venezia 1465 ca.-1526)1493 - Tempera su tela cm 280x611Altre opere di Vittore CarpaccioQuesto telero rappresenta quattro episodi della leggenda di sant'Orsola. A sinistra, ambientato nella fantastica capitale dell'Inghilterra, il commiato di Ereo dal padre; a destra, al di là del pennone con il rosso vessillo, l'incontro dei due fidanzati e subito dopo il loro addio ai genitori di Orsola, ambientato in una ideale Bretagna; ancora più lontano, sullo sfondo, Orsola ed Ereo, seguiti dal corteo, salgono sulla scialuppa per raggiungere la grande nave , con le vele spiegate, al centro del dipinto. La loro meta è Roma. Tutti vestono abiti fatti con stoffe traslucide o damascate. I primi tre episodi del racconto si snodano su una riva e su un pontile, sostenuto da pali e decorato con splendidi tappeti. Oltre ai personaggi propri della scena e del loro seguito assistono al fatto un gruppo nutrito di nobili con abiti dell'epoca di Carpaccio, che sembrano dialogare fra loro.
La scena è dominata dalla descrizione delle due città. Sulla sinistra, la città inglese appare munita di alte torri che svettano su un colle costellato da costruzioni, mentre, a destra, uno sperone roccioso con una chiesetta si affaccia al molo dove è naufragata una imbarcazione. Popolano questo molo molte figure poste in luce dallo sfavillare delle loro vesti. Se il colle ricorda la terraferma veneta, i palazzi, a destra, appartenenti ad una ideale città bretone rievocano invece la Venezia contemporanea al pittore. Le costruzioni sorgenti a filo dell'acqua della laguna sono più colorate e meno severe, rivestite di marmi preziosi. All'ambiente veneziano, nei suoi giorni di festa, vi è poi il richiamo immediato nella folla che gremisce balconi, scale, ponti, fondamenta, rive, e nelle imbarcazioni che sono alla fonda nell'acqua ferma della laguna.
Al centro, due giovani guardano l'osservatore e recano un cartiglio; forse sono due nobili appartenenti alla Compagnia della Calza.
Ogni dettaglio è descritto con minuziosa precisione, e seppur nella complessità della descrizione dei vari episodi, l'insieme appare unitario e unificato dalla luce.
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La scena è dominata dalla descrizione delle due città. Sulla sinistra, la città inglese appare munita di alte torri che svettano su un colle costellato da costruzioni, mentre, a destra, uno sperone roccioso con una chiesetta si affaccia al molo dove è naufragata una imbarcazione. Popolano questo molo molte figure poste in luce dallo sfavillare delle loro vesti. Se il colle ricorda la terraferma veneta, i palazzi, a destra, appartenenti ad una ideale città bretone rievocano invece la Venezia contemporanea al pittore. Le costruzioni sorgenti a filo dell'acqua della laguna sono più colorate e meno severe, rivestite di marmi preziosi. All'ambiente veneziano, nei suoi giorni di festa, vi è poi il richiamo immediato nella folla che gremisce balconi, scale, ponti, fondamenta, rive, e nelle imbarcazioni che sono alla fonda nell'acqua ferma della laguna.
Al centro, due giovani guardano l'osservatore e recano un cartiglio; forse sono due nobili appartenenti alla Compagnia della Calza.
Ogni dettaglio è descritto con minuziosa precisione, e seppur nella complessità della descrizione dei vari episodi, l'insieme appare unitario e unificato dalla luce.
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Carpaccio - Ritorno degli Ambasciatori.
36. RITORNO DEGLI AMBASCIATORI Vittore Carpaccio (Venezia 1465 ca.-1526)1495 - Tempera su tela cm 297x527Altre opere di Vittore CarpaccioQuesto dipinto è intitolato "Ritorno degli ambasciatori" e rappresenta i festeggiamenti del popolo inglese al ritorno degli ambasciatori dalla Bretagna e il momento della lettura delle condizioni di matrimonio volute da Orsola.
La scena si svolge in una stupenda città marinara, dominata da un regale palazzo rinascimentale. Questo presenta sulla facciata dei bassorilievi con scene religiose e due eleganti bifore. Fra esse, si osserva una terrazza gremita di persone che festeggiano; sotto, davanti al grande portone a forma di arco un ponte anch'esso assiepato di gente. All'interno del palazzo si può scorgere un chiostro ad archi a tutto sesto. Fiancheggia il palazzo un muro decorato che delimita un giardino con numerosi alberi verdi, e, più oltre, tetti di altre dimore signorili. Le fondamenta appaiono brulicanti di folla.
In primo piano, si può notare un padiglione in marmi pregiati con motivi geometrici soprattutto nella copertura, e alla base delle colonne. All'interno sono seduti il Re, i suoi consiglieri e i cortigiani. Sui gradini del padiglione siede una scimmia con vicino uno stranissimo uccello grigio. Gli ambasciatori sono le tre figure in primo piano, questo si può capire dall'inchino trascinato di uno di essi e dal biglietto che tiene in mano la figura di spalle.
Lo sfondo è certamente la parte più interessante: si può vedere il canale e il porto dove le navi sono attraccate. Attorno sorgono altre costruzioni della città marinara ed, in lontananza, una collina verdeggiante chiude il paesaggio.
La scena si svolge nelle ore pomeridiane, grazie alla luminosità diffusa, e le tinte che si modulano in calde tonalità. Tutti i personaggi, in primo piano, portano vesti sontuose e molti hanno dei copricapi; fra loro si distingue il giovane visto di spalle, posto al centro della composizione. I colori predominanti sono il rosso il nero il verde e l'oro. Quasi tutti portano collane o medaglioni. Il dipinto è molto suggestivo nella ricostruzione della città portuale; il pittore si è senz'altro ispirato alla Venezia tardo quattrocentesca, sua città natale.
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La scena si svolge in una stupenda città marinara, dominata da un regale palazzo rinascimentale. Questo presenta sulla facciata dei bassorilievi con scene religiose e due eleganti bifore. Fra esse, si osserva una terrazza gremita di persone che festeggiano; sotto, davanti al grande portone a forma di arco un ponte anch'esso assiepato di gente. All'interno del palazzo si può scorgere un chiostro ad archi a tutto sesto. Fiancheggia il palazzo un muro decorato che delimita un giardino con numerosi alberi verdi, e, più oltre, tetti di altre dimore signorili. Le fondamenta appaiono brulicanti di folla.
In primo piano, si può notare un padiglione in marmi pregiati con motivi geometrici soprattutto nella copertura, e alla base delle colonne. All'interno sono seduti il Re, i suoi consiglieri e i cortigiani. Sui gradini del padiglione siede una scimmia con vicino uno stranissimo uccello grigio. Gli ambasciatori sono le tre figure in primo piano, questo si può capire dall'inchino trascinato di uno di essi e dal biglietto che tiene in mano la figura di spalle.
Lo sfondo è certamente la parte più interessante: si può vedere il canale e il porto dove le navi sono attraccate. Attorno sorgono altre costruzioni della città marinara ed, in lontananza, una collina verdeggiante chiude il paesaggio.
La scena si svolge nelle ore pomeridiane, grazie alla luminosità diffusa, e le tinte che si modulano in calde tonalità. Tutti i personaggi, in primo piano, portano vesti sontuose e molti hanno dei copricapi; fra loro si distingue il giovane visto di spalle, posto al centro della composizione. I colori predominanti sono il rosso il nero il verde e l'oro. Quasi tutti portano collane o medaglioni. Il dipinto è molto suggestivo nella ricostruzione della città portuale; il pittore si è senz'altro ispirato alla Venezia tardo quattrocentesca, sua città natale.
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Carpaccio - sogno Di Sant'Orsola.
45. SOGNO DI ORSOLA Vittore Carpaccio (Venezia 1465 ca.-1526)1495 - Tempera su tela cm 274x267Inizio opere di Vittore CarpaccioIl telero descrive, nei minimi particolari, una stanza da letto con l'arredamento essenziale dell'epoca del pittore, ed è l'unico dipinto dove il racconto si svolge in un interno.
In primo piano, sulla sinistra, si vede il letto a baldacchino, con decori rossi, di Orsola la quale giace in un sonno profondo. La testa, appoggiata su un bianco cuscino, è trattenuta da una mano. Di fronte si apre una porta da dove penetra la luce che illumina la stanza facendo notare il bianco cagnolino, e la corona regale ai piedi del letto. Sulla soglia fa il suo ingresso un angelo biondo, vestito d'azzurro, che trattiene la palma del martirio. La sua figura traccia una sottile striscia d'ombra sul pavimento. Sulla stessa parete si apre una finestra a bifora, probabilmente simile a quella della parete di fondo. In quest'ultima si appoggiano, sul davanzale, due vasi, uno con una pianta di mirto l'altro con dei garofani. Sullo sfondo, il cielo chiaro indica l'alba di un nuovo giorno. Al fianco, un armadio con le ante aperte e sotto un mobiletto con due scaffali pieni di libri e fogliettini. Vicino la scrivania coperta da un tessuto rosso come la coperta del letto.
Sulla sinistra, una porta lascia intravedere un'altra stanza, mentre, nella parete a fianco oltre al letto, si appoggia una sedia ed è appesa un'icona con sotto un secchiello ed aspersorio per l'acqua benedetta. Il dipinto rappresenta il sogno premonitore della principessa Orsola.
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In primo piano, sulla sinistra, si vede il letto a baldacchino, con decori rossi, di Orsola la quale giace in un sonno profondo. La testa, appoggiata su un bianco cuscino, è trattenuta da una mano. Di fronte si apre una porta da dove penetra la luce che illumina la stanza facendo notare il bianco cagnolino, e la corona regale ai piedi del letto. Sulla soglia fa il suo ingresso un angelo biondo, vestito d'azzurro, che trattiene la palma del martirio. La sua figura traccia una sottile striscia d'ombra sul pavimento. Sulla stessa parete si apre una finestra a bifora, probabilmente simile a quella della parete di fondo. In quest'ultima si appoggiano, sul davanzale, due vasi, uno con una pianta di mirto l'altro con dei garofani. Sullo sfondo, il cielo chiaro indica l'alba di un nuovo giorno. Al fianco, un armadio con le ante aperte e sotto un mobiletto con due scaffali pieni di libri e fogliettini. Vicino la scrivania coperta da un tessuto rosso come la coperta del letto.
Sulla sinistra, una porta lascia intravedere un'altra stanza, mentre, nella parete a fianco oltre al letto, si appoggia una sedia ed è appesa un'icona con sotto un secchiello ed aspersorio per l'acqua benedetta. Il dipinto rappresenta il sogno premonitore della principessa Orsola.
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Cima da Conegliano - Incredulità di San Tommaso.
L'Incredulità di San Tommaso col Vescovo Magno è un dipinto olio su tavola(350x210 cm) di Cima da Conegliano, databile al 1492 e conservato presso leGallerie dell'Accademia a Venezia.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Cima da Conegliano - Madonna dell'Arancio.
La Madonna dell'Arancio è un dipinto olio su tavola (212x139 cm) di Cima da Conegliano, databile al 1496-1498 e conservata nelle Gallerie dell'Accademia a Venezia.
L'opera mostra un'insolita iconografia di sacra conversazione, ambientata completamente in un paesaggio naturale, secondo un desiderio che iniziava a manifestarsi proprio in quegli anni di abbandonare i tradizionali sfondi architettonici chiusi.
La Madonna col Bambino, invece dell'usuale trono ligneo o marmoreo è seduta su una roccia a forma di trono, con dietro un alberello d'arancio che ha dato il nome all'opera. Alla base del trono ciondola un cartiglio con la firma dell'artista. Ai lati si trovano i santi Giorlamo (sinistra, riconoscibile dall'abito da eremita, la lunga barba, la testa canuta e la pietra in mano per percuotersi il petto per penitenza) e Ludovico di Tolosa (a destra, riconoscibile per l'abito vescovile, la tonsura francescana e l'aspetto giovanile). Nella veste di san Ludovico Cima inserì alcuni ricami di santi, ispirandosi sia a maestri della prima metà del XV secolo, ma anche alla moda dei sontuosi abiti sacri dell'epoca. Sullo sfondo si vede anche san Giuseppe accanto a un asino.
Lo sfondo è composto da un paesaggio idilliaco, con colline che digradano in lontananza, una città murata con castello e numerose specie vegetali e animali, descritte con amabile cura. Il cielo, leggermente coperto da nubi, schiarisce dolcemente verso l'orizzonte, dove si vede una luce chiara e dorata, che dà ai colori una freschezza primaverile. Questa luce è il vero e proprio connettivo dell'intera pala, che lega il paesaggio, i protagonisti e tutti i dettagli, creando un ambiente unitario dove, si direbbe, che "circola l'atmosfera". Si tratta della più importante innovazione portata a Venezia da Antonello da Messina (in città dal 1474 al 1476, raccolta dai migliori pittori veneti dell'epoca, tra cui, oltre allo stesso Cima, Giovanni Bellini.
Rispetto allo stile di Bellini Cima si discostò con una maniera che rende le figure in maniera più nitida e precisa, ispirata all'esempio dei pittori nordici, piuttosto che il morbido tonalismo del collega.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
L'opera mostra un'insolita iconografia di sacra conversazione, ambientata completamente in un paesaggio naturale, secondo un desiderio che iniziava a manifestarsi proprio in quegli anni di abbandonare i tradizionali sfondi architettonici chiusi.
La Madonna col Bambino, invece dell'usuale trono ligneo o marmoreo è seduta su una roccia a forma di trono, con dietro un alberello d'arancio che ha dato il nome all'opera. Alla base del trono ciondola un cartiglio con la firma dell'artista. Ai lati si trovano i santi Giorlamo (sinistra, riconoscibile dall'abito da eremita, la lunga barba, la testa canuta e la pietra in mano per percuotersi il petto per penitenza) e Ludovico di Tolosa (a destra, riconoscibile per l'abito vescovile, la tonsura francescana e l'aspetto giovanile). Nella veste di san Ludovico Cima inserì alcuni ricami di santi, ispirandosi sia a maestri della prima metà del XV secolo, ma anche alla moda dei sontuosi abiti sacri dell'epoca. Sullo sfondo si vede anche san Giuseppe accanto a un asino.
Lo sfondo è composto da un paesaggio idilliaco, con colline che digradano in lontananza, una città murata con castello e numerose specie vegetali e animali, descritte con amabile cura. Il cielo, leggermente coperto da nubi, schiarisce dolcemente verso l'orizzonte, dove si vede una luce chiara e dorata, che dà ai colori una freschezza primaverile. Questa luce è il vero e proprio connettivo dell'intera pala, che lega il paesaggio, i protagonisti e tutti i dettagli, creando un ambiente unitario dove, si direbbe, che "circola l'atmosfera". Si tratta della più importante innovazione portata a Venezia da Antonello da Messina (in città dal 1474 al 1476, raccolta dai migliori pittori veneti dell'epoca, tra cui, oltre allo stesso Cima, Giovanni Bellini.
Rispetto allo stile di Bellini Cima si discostò con una maniera che rende le figure in maniera più nitida e precisa, ispirata all'esempio dei pittori nordici, piuttosto che il morbido tonalismo del collega.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Cima da Conegliano - Madonna Bambino e Santi.
La Madonna col Bambino in trono e santi è un dipinto olio su tavolatrasportata su tela (419x213 cm) di Cima da Conegliano, databile al1496-1499 e conservata alle Gallerie dell'Accademia a Venezia.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Cima da Conegliano - L'Arcangelo Raffaele.
L'Arcangelo Raffaele con Tobiolo tra i santi Nicolò e Giacomo Maggiore è un dipinto olio su tavola (419x213 cm) di Cima da Conegliano, conservato alle Gallerie dell'Accademia a Venezia.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Cima da Conegliano - Cristo in Pietà.
Cristo in pietà sostenuto dalla Madonna, Nicodemo e san Giovanni Evangelista con le Marie è un dipinto olio su tavola diCima da Conegliano e conservato presso le Gallerie dell'Accademiaa Venezia
Giorgione - La Tempesta.
Rappresenta in primo piano, due personaggi tranquilli dietro ad uno sfondo inquietante: essi sono un giovane ben vestito, all'angolo sinistro, in piedi col bastone, che assume un'aria composta mentre guarda l'altra figura, quella femminile di una donna appoggiata a dei cespugli circostanti, che allatta un bambino, volgendo lo sguardo verso l'osservatore. Il cielo è livido e nuvoloso trafitto da un lampo luminoso che si abbatte sopra un paese. Il ruscello in secondo piano, è attraversato da un ponte di legno, mentre, più avanti, spiccano alcune rovine fra le quali due bianche colonne spezzate.
L'interesse del pittore è rivolto al paesaggio che domina il dipinto, ed è giocato su un'infinita gamma di colori tonali. Importante e insolito è il contrasto fra l'atteggiamento calmo delle figure e l'atmosfera colma di tensione del paesaggio. La difficoltà d'interpretazione ha generato numerose ipotesi, in quanto, il dipinto riporta ideali e speranze del suo tempo, oggi difficilmente interpretabili.
Finora la lettura più accreditata sembra quella di Salvatore Settis, secondo la quale la città deserta sarebbe il Paradiso terrestre, i due personaggi sarebbero Adamo ed Eva con il figlio Caino, scacciati dall'Eden dopo aver disubbidito a Dio, simboleggiato con il lampo come all'epoca delle antiche civiltà greche ed ebree, mentre le colonne spezzate simboleggiano la morte degli uomini, ricevuta come condanna per aver compiuto il peccato originale.
Altre interpretazioni ritengono vi sia raffigurata Venere generatrice, oppure il "ritrovamento" di Paride o di Mosè, o ancora, diversamente, una allegoria della natura.
L'interesse del pittore è rivolto al paesaggio che domina il dipinto, ed è giocato su un'infinita gamma di colori tonali. Importante e insolito è il contrasto fra l'atteggiamento calmo delle figure e l'atmosfera colma di tensione del paesaggio. La difficoltà d'interpretazione ha generato numerose ipotesi, in quanto, il dipinto riporta ideali e speranze del suo tempo, oggi difficilmente interpretabili.
Finora la lettura più accreditata sembra quella di Salvatore Settis, secondo la quale la città deserta sarebbe il Paradiso terrestre, i due personaggi sarebbero Adamo ed Eva con il figlio Caino, scacciati dall'Eden dopo aver disubbidito a Dio, simboleggiato con il lampo come all'epoca delle antiche civiltà greche ed ebree, mentre le colonne spezzate simboleggiano la morte degli uomini, ricevuta come condanna per aver compiuto il peccato originale.
Altre interpretazioni ritengono vi sia raffigurata Venere generatrice, oppure il "ritrovamento" di Paride o di Mosè, o ancora, diversamente, una allegoria della natura.
Giorgione - La Vecchia.
Come la "Tempesta" "La Vecchia" faceva parte della collezione di Gabriele Vendramin, ed è chiaramente un'allegoria ,come dimostra il motto sul cartiglio "Col Tempo". La figura, spostata a sinistra ed appoggiata ad un parapetto, risalta su uno sfondo molto scuro ed uniforme. Il volto, segnato da tante piccole rughe, ha un'espressione mesta. Gli occhi supplichevoli si rivolgono all'osservatore, al quale sembra voler comunicare un messaggio, data la posizione della mano che indica se stessa, e la bocca leggermente aperta . Forse un "memento mori" data l'evidenza dei segni del tempo che si colgono in lei. Veste una tunica rosa, ed uno scialle bianco, come la cuffia, che si appoggia sulla spalla: appare scarmigliata e trascurata e povera, di impietosa bruttezza, consapevole del suo invecchiare, con la schiena curva a testimoniare il peso degli anni. La materia pittorica appare piuttosto impoverita, comunque il pittore ha descritto con abilità estrema i particolari di questo volto sottolineando gli aspetti della vecchiaia con straordinaria minuzia. Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Giovanni d'Alemagna- Trittico
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Francesco Guardi
08. IL BACINO DI SAN MARCO CON SAN GIORGIO E LA GIUDECCA Francesco Guardi ( Venezia 1712 - 1793 )1780 - Olio su tela cm 72x97Quest'opera rappresenta il bacino di san Marco, delimitato dall'isola di San Giorgio a sinistra, e dall'isola della Giudecca, a destra. Lo specchio di laguna è molto animato infatti il pittore ha inserito gruppi di svariate imbarcazioni, dalle più grandi barche da carico alle snelle gondole trasportanti passeggeri. Sul verde cupo dell'acqua spiccano le vele e i drappi bianchi che qui o lì sottolineano all'osservatore tutti i punti del dipinto. Sullo sfondo la descrizione della chiesa e del convento appaiono modulate su macchie di colore più che descritte nei dettagli architettonici. Le tinte calde del tramonto illuminano la facciata, mentre resta in ombra tutto il profilo della Giudecca. Oltre si estende la laguna che si fonde nei colori del cielo. Alcune nuvole avanzano colorandosi di rosa. La descrizione dei luoghi è realizzata con una pennellata sciolta e sicura.
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Francesco Hayez-Rinaldo ed Armida.
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Francesco Hayez- Aristotele.
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Jacobello del Fiore - La giustizia e gli arcangeli Michele e Gabriele
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Jacobello del Fiore - Incoronazione della Vergine
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Leonardo da Vinci - Uomo Vitrovio
L'Uomo vitruviano è un disegno a matita e inchiostro su carta (34x24 cm) di Leonardo da Vinci, databile al 1490 circa e conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell'Accademia di Venezia. Celeberrima rappresentazione delle proporzioni ideali del corpo umano, dimostra come esso possa essere armoniosamente inscritto nelle due figure "perfette" del cerchio e del quadrato.
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Storia [modifica]L'opera viene attribuita al periodo in cui Leonardo, in viaggio per Pavia (dal21 giugno 1490), ebbe modo di conoscere Francesco di Giorgio che lo rese partecipe del suo Trattato di architettura della lezione di Vitruvio. Leonardo infatti si definiva "omo sanza lettere", poiché non aveva avuto un'educazione che gli permettesse di comprendere il testo latino, per questo la sua rielaborazione in volgare dovette risultargli particolarmente stimolante, tanto che di quegli anni è infatti anche il cosiddetto Manoscritto B (Parigi, Institut de France), dedicato all'urbanistica, all'architettura religiosa e militare[1].
Il disegno è conservato alle Gallerie dell'Accademia dal 1822, quando il governo austriaco lo acquistò - insieme ad altri venticinque disegni di Leonardo - dagli eredi del collezionista milanese Giuseppe Bossi.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
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Storia [modifica]L'opera viene attribuita al periodo in cui Leonardo, in viaggio per Pavia (dal21 giugno 1490), ebbe modo di conoscere Francesco di Giorgio che lo rese partecipe del suo Trattato di architettura della lezione di Vitruvio. Leonardo infatti si definiva "omo sanza lettere", poiché non aveva avuto un'educazione che gli permettesse di comprendere il testo latino, per questo la sua rielaborazione in volgare dovette risultargli particolarmente stimolante, tanto che di quegli anni è infatti anche il cosiddetto Manoscritto B (Parigi, Institut de France), dedicato all'urbanistica, all'architettura religiosa e militare[1].
Il disegno è conservato alle Gallerie dell'Accademia dal 1822, quando il governo austriaco lo acquistò - insieme ad altri venticinque disegni di Leonardo - dagli eredi del collezionista milanese Giuseppe Bossi.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Leonardo da Vinci - studio di tre figure danzanti
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Leonardo da Vinci - studio di Madonna col Bambino.
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Leonardo da Vinci - studio della Madonna .
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Leonardo da vinci - Studio di testa d'Uomo.
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Pietro Longhi - Il concerto.
09. IL CONCERTO Pietro Falca detto Longhi ( Venezia 1702 - 1785 )Olio su tela cm 60x48In questo dipinto si vedono tre musicisti intenti nel suonare vari strumenti. I loro abiti eleganti individuano il ceto sociale. Davanti a loro, un tavolo, ricoperto da un tappeto, sostiene il leggio per gli spartiti; in primo piano, un piccolo cane incuriosito alza il muso, per vedere i musici, stando seduto su uno sgabello. Altri spartiti sono abbandonati sul pavimento della stanza, essenzialmente descritta da una finestra con pesanti tendaggi, un quadro con un ritratto ed un lampadario senza candele.
Al gruppo dei personaggi descritti si affianca in secondo piano un frate, con il saio chiaro, e un anziano signore dall'abito scuro seduti ad un tavolino rotondo ed intenti nel gioco delle carte. Una terza persona identificabile con un prete per l'abito talare, sembra spiare il gioco dietro alle spalle del frate.
L'insieme, quindi, descrive curiose macchiette di personaggi dell'epoca, e fragili debolezza della nobiltà veneta settecentesca.
Al gruppo dei personaggi descritti si affianca in secondo piano un frate, con il saio chiaro, e un anziano signore dall'abito scuro seduti ad un tavolino rotondo ed intenti nel gioco delle carte. Una terza persona identificabile con un prete per l'abito talare, sembra spiare il gioco dietro alle spalle del frate.
L'insieme, quindi, descrive curiose macchiette di personaggi dell'epoca, e fragili debolezza della nobiltà veneta settecentesca.
Pietro Longhi - Il Farmacista.
10. IL FARMACISTA Pietro Falca detto Longhi ( Venezia 1702 - 1785 )Olio su tela cm 60x48Il dipinto descrive l'interno della bottega di uno speziale e la sua attività. L'ambiente è cupo ma spazioso e riempito da pezzi d'arredamento: un fornello con recipiente, oggetto dell'attenzione di un garzone, una pianta di agave, forse con proprietà medicinali, una scrivania sulla quale un anziano scrivano è chino su un libro. Ma più interessante risulta la parete di fondo con gli armadi e gli scaffali pieni di arborelli, scatole, strumenti di lavoro oltre ad un quadro religioso. Al centro del dipinto, il soggetto principale totalmente illuminato: una giovane donna in piedi si fa osservare in bocca dall'occhialuto ed anziano farmacista. Questi porta un manto giallo lungo che nasconde la giacca e i pantaloni, la donna veste da popolana, con un abito rosso ed uno scialle. In penombra due personaggi si estraneano al fatto.
La scelta del soggetto è una preziosa testimonianza degli usi settecenteschi.
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Pietro Longhi - Mattino della Signora Veneziana.
P13. IL MATTINO DELLA SIGNORA VENEZIANA Pietro Falca detto Longhi ( Venezia 1702 - 1785 )Olio su tela cm 60x49Il dipinto di Pietro Longhi rappresenta la toilette di una giovane dama. La scena è ambientata nell'angolo di una stanza, limitato da una tenda ed arredato con un quadro, un tavolino e una poltrona. L'aristocratica padrona di casa veste uno stretto corpetto ed un'ampia gonna in tessuto prezioso, con mazzi di fiori rossi. Il viso è paffutello, l'acconciatura dei capelli è raccolta ed è ornata da gioie. L'aiutano due damigelle e una serva. La ragazza dall'abito verde sembra intenta a sistemare le ampie maniche a volants della padrona, stando leggermente curva. Un abito simile ma blu, con collo e polsi di pizzo, è indossato dall'altra giovane che sorregge lo specchio; la serva, infine, più modesta nell'abbigliamento, porta un vassoio, forse con la cioccolata che era una bevanda di lusso per l'epoca.
Nell'insieme, il dipinto racconta un momento della vita quotidiana della Venezia nobile del Settecento. L'atmosfera è serena e tranquilla e consona alle esigenze spesso esagerate della nobiltà, a quell'epoca già in decadenza.
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Nell'insieme, il dipinto racconta un momento della vita quotidiana della Venezia nobile del Settecento. L'atmosfera è serena e tranquilla e consona alle esigenze spesso esagerate della nobiltà, a quell'epoca già in decadenza.
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Lorenzo Lotto.
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Andrea Mantegna - San Giorgio.
41. SAN GIORGIO Andrea Mantegna ( Isola di Carturo Padova 1431- Mantova 1506)1460 ca. - Tempera su tavola cm 66x32Quest'opera, intitolata "San Giorgio", è una creazione del pittore Andrea Mantegna, e raffigura il Santo sorridente e fiero dopo la vittoria contro il drago. San Giorgio porta una lucida armatura e un mantello rosso, tiene in mano una lancia spezzata, e, dentro una fodera, la spada con la quale ha ucciso il drago. Ai piedi al santo si può notare il drago morto con la bocca spalancata ove è conficcato l'altro pezzo della lancia. San Giorgio porta un'aureola dorata quasi metallica sopra il capo. I suoi capelli sono biondi e ricci e il suo viso sereno è illuminato da una luce che proviene dall'alto a destra, e mette in risalto i lineamenti. Dietro al santo e al drago si apre un vasto paesaggio con una città fortificata su una collina. Si possono vedere i tetti delle case e i campanili delle chiese. Dalla città scende un'ampia strada molto tortuosa, fiancheggiata da ruderi. Oltre alla strada si estende un prato verde. In una zona brulla sopra il drago si nota una piccola caverna buia dove forse il mostro abitava, mentre in lontananza, anche se molto piccoli, si scorgono degli uomini che ritornano in città. Il cielo è ricco di nuvole e il suo colore è di un celeste intenso. La figura del santo si presenta incorniciata tra gli stipiti di una alta porta marmorea architravata, dalla quale scende una ghirlanda ornata da frutti come pesche, limoni, aranci e melograni. Mantegna ha voluto descrivere con questo dipinto la vittoria del bene sul male.
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Hans Memling - Ritratto di Giovane Uomo.
38. RITRATTO DI GIOVANE UOMO Hans Memling ( Selingenstadt am Main 1435 ca. - Bruges 1494 )1373 ca. - Olio su tavola cm 26x20L'opera raffigura il ritratto di un giovane ragazzo. La veste nera gli conferisce un aspetto austero. L'espressione del voto è seria e meditabonda: il naso pronunciato, le labbra serrate, i capelli castani e lo sguardo fisso contribuiscono a dare all'immagine un senso di riverenza e di distacco. Ogni particolare è descritto con la massima cura e minuzia, secondo le scelte stilistiche proprie della cultura nordica. Dietro al ragazzo si estende un declivio erboso con qualche isolato albero ai lati del dipinto, chiuso sullo sfondo da un bosco. Il cielo trascolora dal bianco all'azzurro. La luce sembra provenire da fuori ed illumina il bel viso del giovane dando un senso di calma e tranquillità all'insieme pittorico.
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Nicolò di Pietro - Madonna in Trono.
29. MADONNA IN TRONO CON ANGELI MUSICANTI E IL COMMITTENTE VULCIANO BERGONZONE DA ZARA, SUGLI AGGETTI DEL TRONO ANGELO ANNUNCIANTE E ANNUNCIATA Niccolò Di Pietro ( Venezia. Documentato dal 1394 al 1427. )1394 - Tempera su tavola cm 107x65Questa tavola rappresenta la Madonna in trono, che, con le braccia aperte, offre all'osservatore la vista del Figlio. Ai piedi del trono, secondo le proporzioni, degne di un mortale è il ritratto del committente in preghiera che ha fatto trascrivere il proprio nome ai lati, in basso, del dipinto. La Madonna ha una aspetto gentile e sorridente così come il Bambino seduto in grembo e vestito di una tunica chiara, colto mentre indica col dito la pagina delle Sacre Scritture. Questo sta forse a significare la precognizione della morte. Attorno al suo volto come a quello di Maria si allarga l'aureola dorata e punzonata. Il dipinto si arricchisce di un complesso trono. Ai lati del sedile su due pilastrini si situano due angeli intenti a suonare, mentre nel dorsale sporgono due elementi che sorreggono l'Arcangelo Gabriele e Maria annunciata; chiude sul fondo un drappo rosso sostenuto dagli angeli che si assiepano le zona alta dell'ancona. Questi recano strumenti musicali dell'epoca dell'artista e sono intenti nel suono o nel canto. Lo sfondo dorato sottolinea la trascendenza dell'evento.
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Palma il Vecchio - Sacra Conversazione.
39. SACRA CONVERSAZIONE Jacopo Negretti detto Palma il Vecchio ( Serina (Bergamo) 1480 ca. - Venezia 1528 )Olio su tela cm 127x195In questo dipinto di Jacopo Palma il Vecchio sono presenti cinque personaggi: riconoscibili sono Gesù in grembo a Maria, che porta una veste rossa e blu ed uno scialle in testa e san Giuseppe, seduto, con lo sguardo rivolto verso il Bambino. Nella parte sinistra si trovano santa Caterina, che sembra dialogare con la Madonna e san Giovanni Battista che si inchina di fronte a loro. Sulla destra, si eleva il basamento di una costruzione mentre, dietro a questa, si apre un paesaggio con una collina ove sorge un castello ed uno specchio d'acqua, percorso da imbarcazioni. Questo particolare si pensa che sia opera di Tiziano Vecellio, che lo ha eseguito per ultimare il dipinto rimasto incompiuto alla morte dell'artista bergamasco. I personaggi, che si dispongono in primo piano, in senso orizzontale danno la sensazione che vi sia fra loro una serena conversazione.
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Paris Bordone.
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Piazzetta - L'indovina.
26. L'INDOVINA Giambattista Battista Piazzetta ( Venezia 1633 -1754 )1740 - Olio su tela cm 154x114L'argomento del dipinto "L'indovina" di Giambattista Piazzetta è l'incontro di due giovani contadine, una delle quali cerca di attirare l'attenzione del piccolo cane, che la compagna sorregge con disinvoltura con il braccio sinistro. Nello sfondo, si notano due ragazzi che parlano, uno di spalle e uno di fronte. Il dipinto s'incentra sulla bellezza della giovane popolana, colpita da un'intensa luce che fa risaltare il suo corpo. Il soggetto è chiaro mentre lo sfondo è scuro e tenebroso. L'ambiente rappresentato è aperto, ma si distinguono solo il terreno e alcuni arbusti, ai piedi delle figure principali. In un angolo due galline stanno ad indicare l'ambito agreste e contadino di provenienza dei personaggi. La donna, al centro, porta una camicia bianca, un corsetto che si stringe sotto al seno, e una gonna rosa, è scalza e in testa pota un cappellino di paglia. Il suo atteggiamento è un po' esibizionista. L'altra donna porta i capelli raggruppati in uno chignon, il suo abito lascia intravedere una spalla e porta un corsetto verde e una gonna rossa. I due giovani hanno abiti molto miseri e sporchi , uno porta un cappello verde scuro sul capo.
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Piero della Francesca - San Girolamo e Girolamo Amati.
San Girolamo e il donatore Girolamo Amadi è un'opera, tempera e resina su tavola (49x42 cm), di Piero della Francesca, databile al 1440-1450 circa e conservata nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia. La tavola è firmata in basso a sinistra, sul ceppo che regge il crocifisso PETRI DE BÛ[R]GO S[AN]Ĉ[T]I SEPULCRI OPUS.
]Il dipinto mostra san Girolamo nel deserto, con la veste da eremita, mentre attende allo studio di un testo sacro. L'iconografia fonde le due rappresentazioni tradizionali di san Girolamo, quella del penitente nel deserto, vestito di stracci, e quella del "san Girolamo nello studio", diffusa soprattutto nella pittura nordica, al quale Piero allude con i libri, che ricordano la sua attività erudita di traduttore della Bibbia dall'ebraico e dal greco in latino (la Vulgata). La prima versione era legata soprattutto alla devozione popolare come modello di rinuncia ai beni terreni, mentre nella seconda veste Girolamo era il prototipo del dotto umanista.
Accanto al santo è inginocchiato il donatore, Girolamo Amadi, identificato dall'iscrizione sotto di lui (HIER. AMADI AUG. F.). L'incontro è incorniciato dalle linee verticali dell'albero sulla destra e del Crocifisso sul ceppo a sinistra. La croce è collocata obliquamente e più che a un esercizio prospettico si deve pensare a un tentativo di sottolineare la correlazione tra la croce e il santo.
Girolamo Amadi, vestito di una ricca veste rossa e di dimensioni uguali al santo (non sono più applicate le proporzioni gerarchiche tra personalità terrene e divinità) sembra fare realmente visita all'eremo di Girolamo, il quale lo ricambia con uno sguardo che sembra palesare un disturbo dovuto all'interruzione dei suoi studi. Una brano di straordinaria qualità pittorica sono le mani del santo, ritratte con estrema precisione di forme e chiaroscuro, mentre sfogliano una pagina del libro che Girolamo tiene tra le ginocchia.
Una certa differenziazione di sfere tra i due personaggi si può apprendere dallo sfondo: il donatore è coperto dalla chioma scura dell'albero, mentre Girolamo ha come sfondo il cielo luminoso, simbolo dell'ispirazione divina. La cittadina dipinta nel paesaggio, ai piedi delle colline, potrebbe essere Borgo San Sepolcro, e il castello sulla destra sarebbe quindi la Rocca Malatestiana. La conformazione così realistica dello spazio deriva dagli studi di Masaccio (si pensi alle colline del Tributo, così lontane dalla tradizione delle rocce scheggiate gotico-bizantina), ma anche dai primi influssi della pittura fiamminga, soprattutto nel cielo che sfuma più chiaro verso l'orizzonte e, in un'altra parte del dipinto, nella cura realistica nei minimi dettagli e nei riflessi luminosi dei libri e delle loro copertine borchiate.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
]Il dipinto mostra san Girolamo nel deserto, con la veste da eremita, mentre attende allo studio di un testo sacro. L'iconografia fonde le due rappresentazioni tradizionali di san Girolamo, quella del penitente nel deserto, vestito di stracci, e quella del "san Girolamo nello studio", diffusa soprattutto nella pittura nordica, al quale Piero allude con i libri, che ricordano la sua attività erudita di traduttore della Bibbia dall'ebraico e dal greco in latino (la Vulgata). La prima versione era legata soprattutto alla devozione popolare come modello di rinuncia ai beni terreni, mentre nella seconda veste Girolamo era il prototipo del dotto umanista.
Accanto al santo è inginocchiato il donatore, Girolamo Amadi, identificato dall'iscrizione sotto di lui (HIER. AMADI AUG. F.). L'incontro è incorniciato dalle linee verticali dell'albero sulla destra e del Crocifisso sul ceppo a sinistra. La croce è collocata obliquamente e più che a un esercizio prospettico si deve pensare a un tentativo di sottolineare la correlazione tra la croce e il santo.
Girolamo Amadi, vestito di una ricca veste rossa e di dimensioni uguali al santo (non sono più applicate le proporzioni gerarchiche tra personalità terrene e divinità) sembra fare realmente visita all'eremo di Girolamo, il quale lo ricambia con uno sguardo che sembra palesare un disturbo dovuto all'interruzione dei suoi studi. Una brano di straordinaria qualità pittorica sono le mani del santo, ritratte con estrema precisione di forme e chiaroscuro, mentre sfogliano una pagina del libro che Girolamo tiene tra le ginocchia.
Una certa differenziazione di sfere tra i due personaggi si può apprendere dallo sfondo: il donatore è coperto dalla chioma scura dell'albero, mentre Girolamo ha come sfondo il cielo luminoso, simbolo dell'ispirazione divina. La cittadina dipinta nel paesaggio, ai piedi delle colline, potrebbe essere Borgo San Sepolcro, e il castello sulla destra sarebbe quindi la Rocca Malatestiana. La conformazione così realistica dello spazio deriva dagli studi di Masaccio (si pensi alle colline del Tributo, così lontane dalla tradizione delle rocce scheggiate gotico-bizantina), ma anche dai primi influssi della pittura fiamminga, soprattutto nel cielo che sfuma più chiaro verso l'orizzonte e, in un'altra parte del dipinto, nella cura realistica nei minimi dettagli e nei riflessi luminosi dei libri e delle loro copertine borchiate.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Marco Ricci - Paesaggio con Cavalli.
32. PAESAGGIO CON CAVALLI CHE SI ABBEVERANO Marco Ricci ( Belluno 1676 - 1730 )1720 - Olio su tela cm 136x198Nel dipinto "Paesaggio con cavalli" che si abbeverano si può osservare un ambiente agreste, mentre i cavalli, pur essendo il soggetto, sono visibili in basso a sinistra, colti in un momento di sosta. Si trovano di fronte ad un antico abbeveratoio costituito da una grande vasca e un muro sbrecciato con un medaglione scolpito. Attorno si muovono vari personaggi, fra cui, una donna che reca un'anfora sulla testa. La luce radente colpisce questo angolo, che risulta in secondo piano rispetto a un filare di alberi fronzuti, che si stagliano con i lori tronchi scuri, in controluce, rispetto allo sfondo illuminato. In lontananza, il paesaggio si compone di ondulate colline illuminate dal tramonto, nelle quali compare una strada ed un villaggio preceduto da un massiccio palazzo. Gli alberi, ben descritti, possenti e massicci, sembrano i protagonisti dell'insieme giocato proprio sul contrasto di luce e di ombra. La presenza dell'uomo è secondaria, visto le piccole dimensioni dei cavalieri, che percorrono la strada, o che si riposano sulle rive erbose.
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GB Tiepolo- Apparizione Sacra Famiglia a San Gaetano.
02. APPARIZIONE DELLA SACRA FAMIGLIA A SAN GAETANO Giambattista Tiepolo ( Venezia 1696 – Madrid 1770 )1735-36 - Olio su tela cm 128x73Il dipinto si compone di quattro personaggi, disposti su vari piani, legati da delle ideali linee diagonali.
In basso a destra, San Gaetano tiene le mani al petto e lo sguardo rivolto al Bambino Gesù; il suo atteggiamento è mesto, quasi di sottomissione e lode del Signore.
Al suo fianco un altare coperto da un tappeto drappeggiato, ai suoi piedi il giglio simbolo della purezza, e al limite dello spazio, una balaustra di marmo. L'ambiente irreale si carica di nubi che sorreggono la Sacra Famiglia: più in basso, San Giuseppe tiene in braccio il Bambino sorridente. L'ampia veste arancione ed il manto si allargano sulle nubi mentre lo sguardo dell'anziano falegname è rivolto verso San Gaetano. La barba e i capelli incanutiti incorniciano il viso rugoso. Le mani tengono stretto il Bimbo cercando di avvolgerlo nel panno bianco, che richiama il sacrificio di Cristo.
Seduta più in alto a destra, Maria ha il corpo leggero, lo sguardo indirizzato a San Gaetano mentre con il gesto delle braccia, presenta il Figlio. La Vergine porta vesti rosse e blu, che si drappeggiano, appoggiandosi sulle nuvole, mentre due angioletti sorreggono un panno, quasi come un dorsale di un trono.
Completa l'immagine verso sinistra, un angelo, posto in ombra, tanto da creare un deciso contrasto con le figure illuminate, protagoniste dell'episodio. L'angelo abbraccia una nube ed osserva lo svolgersi della scena, tenendo, fra le mani, la verga fiorita, simbolo di San Giuseppe . Tutto il gruppo dei personaggi si ambienta in un luogo difficilmente definibile, caratterizzato da brani architettonici in rovina che si stagliano nel cielo azzurro.
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In basso a destra, San Gaetano tiene le mani al petto e lo sguardo rivolto al Bambino Gesù; il suo atteggiamento è mesto, quasi di sottomissione e lode del Signore.
Al suo fianco un altare coperto da un tappeto drappeggiato, ai suoi piedi il giglio simbolo della purezza, e al limite dello spazio, una balaustra di marmo. L'ambiente irreale si carica di nubi che sorreggono la Sacra Famiglia: più in basso, San Giuseppe tiene in braccio il Bambino sorridente. L'ampia veste arancione ed il manto si allargano sulle nubi mentre lo sguardo dell'anziano falegname è rivolto verso San Gaetano. La barba e i capelli incanutiti incorniciano il viso rugoso. Le mani tengono stretto il Bimbo cercando di avvolgerlo nel panno bianco, che richiama il sacrificio di Cristo.
Seduta più in alto a destra, Maria ha il corpo leggero, lo sguardo indirizzato a San Gaetano mentre con il gesto delle braccia, presenta il Figlio. La Vergine porta vesti rosse e blu, che si drappeggiano, appoggiandosi sulle nuvole, mentre due angioletti sorreggono un panno, quasi come un dorsale di un trono.
Completa l'immagine verso sinistra, un angelo, posto in ombra, tanto da creare un deciso contrasto con le figure illuminate, protagoniste dell'episodio. L'angelo abbraccia una nube ed osserva lo svolgersi della scena, tenendo, fra le mani, la verga fiorita, simbolo di San Giuseppe . Tutto il gruppo dei personaggi si ambienta in un luogo difficilmente definibile, caratterizzato da brani architettonici in rovina che si stagliano nel cielo azzurro.
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Gb Tiepolo- Trasporto della santa Casa a Loreto
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Gb Tiepolo- Ratto di Europa.
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Tintoretto - Miracolo di San Marco.
l miracolo di San Marco o Il miracolo dello schiavo è un dipinto ad olio su tela di cm 415 x 541 realizzato nel 1548 dal pittore italiano Tintoretto per la Scuola Grande di San Marco.
È conservato alle Gallerie dell'Accademia a Venezia.
Il soggetto del dipinto riprende un episodio narrato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze su un miracolo di San Marco.
Nella scena si vede in alto il santo che interviene rendendo invulnerabile uno schiavo disteso nudo a terra in procinto di essere martirizzato, per aver venerato le reliquie di unsanto.
È conservato alle Gallerie dell'Accademia a Venezia.
Il soggetto del dipinto riprende un episodio narrato nella Legenda Aurea di Jacopo da Varazze su un miracolo di San Marco.
Nella scena si vede in alto il santo che interviene rendendo invulnerabile uno schiavo disteso nudo a terra in procinto di essere martirizzato, per aver venerato le reliquie di unsanto.
Tintoretto - San Marco salva un saraceno dal naufragio.
44. SAN MARCO SALVA UN SARACENO DURANTE UN NAUFRAGIO Jacopo Robusti detto il Tintoretto ( Venezia 1518 -1594 )1562 - Olio su tela cm 398x337Il dipinto descrive il salvataggio, secondo la leggenda, effettuato da San Marco di un saraceno caduto in mare, durante una sconvolgente tempesta. Tutto è in continua tensione e in movimento: l'osservatore deve prova questi sentimenti ed emozioni guardando l'opera. San Marco, come del resto altri personaggi, è vestito con una tunica rossa, e compare, nell'angolo alto a destra, nell'atto di sollevare il giovane saraceno coperto solo da un drappo bianco. Una luce intensa circonda il Santo e contrasta con il cupo minacciare delle nuvole che percorrono il cielo. Sotto, il mare in burrasca solleva onde travolgenti che hanno quasi affondato il vascello. Mentre alcuni naufraghi tentano disperatamente di salvarsi su brandelli dell'albero maestro, in primo piano, una scialuppa si destreggia con difficoltà, cercando di accogliere chi chiede soccorso. Tre figure sono intente a remare sporgendosi anche oltre i bordi, uno, intanto, sta cercando di salvare un naufrago nell'acqua. Lungo una diagonale continuamente spezzata si dispongono le figure.
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Tintoretto - Trafugamento del corpo di San Marco
47. TRAFUGAMENTO DEL CORPO DI SAN MARCO Jacopo Robusti detto il Tintoretto ( Venezia 1518 -1594 )1562 - Olio su tela cm 398x315Il corpo di San Marco, legato ad una corda, è trascinato dai pagani per le strade della città, quando scoppia un temporale violentissimo, e questi, spaventati, fuggono fra lampi e tuoni dentro un tempio, lasciando il martire sul selciato. Proditoriamente arrivano i cristiani a raccogliere il corpo per dargli sepoltura. Questo è il fatto narrato nel dipinto di Jacopo Tintoretto dal titolo "Il trafugamento del corpo di San Marco", e facente parte dell'antica decorazione della Sala Capitolare della Scuola Grande di San Marco. Il gruppo di personaggi principali si trova sulla destra e si compone di tre uomini che sorreggono il Santo, fra i quali, Tommaso Rangone, con la barba bianca, che sorregge la testa . Anche il pittore ha poi voluto raffigurarsi nel dipinto: infatti è il personaggio dalla barba nera di fianco al grande cammello.
Il colore presente in quest'opera è prevalentemente modulato su tinte calde e scure, tranne i corpi dei pagani che sembrano quasi trasparenti, e così pure, le chiare architetture. La luce spettrale squarcia le nubi scurissime e si diffonde nell'immagine con effetto scenografico. Un senso di movimento si osserva specialmente nel gruppo dei pagani in fuga.
Una certa apprensione è leggibile nei volti dei cristiani che si affrettano, sia pure con la massima cura, a raccogliere il Santo per non incappare nella pioggia divina, mandata per punire i pagani .
Indistinte figure disegnate con tratti luminosi volano sopra le teste dei pagani.
Lo spazio è racchiuso entro evanescenti costruzioni, che si affacciano su una piazza prospetticamente confluente su una grande chiesa di stile rinascimentale, con impostazione a carattere scenografico.
Il colore presente in quest'opera è prevalentemente modulato su tinte calde e scure, tranne i corpi dei pagani che sembrano quasi trasparenti, e così pure, le chiare architetture. La luce spettrale squarcia le nubi scurissime e si diffonde nell'immagine con effetto scenografico. Un senso di movimento si osserva specialmente nel gruppo dei pagani in fuga.
Una certa apprensione è leggibile nei volti dei cristiani che si affrettano, sia pure con la massima cura, a raccogliere il Santo per non incappare nella pioggia divina, mandata per punire i pagani .
Indistinte figure disegnate con tratti luminosi volano sopra le teste dei pagani.
Lo spazio è racchiuso entro evanescenti costruzioni, che si affacciano su una piazza prospetticamente confluente su una grande chiesa di stile rinascimentale, con impostazione a carattere scenografico.
Tintoretto Tentazione di Adamo.
Tintoretto - Creazione degli Animali.
Tiziano - Presentazione della Vergine al Tempio.
P2. LA PRESENTAZIONE DELLA VERGINE AL TEMPIO Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1488/90 - Venezia 1576 )1538 - Olio su tela cm 335x775Questo dipinto di Tiziano, eseguito tra il 1534 ed il 1539 per la Sala dell'Albergo della Scuola di santa Maria Della Carità, oggi inglobata nelle Gallerie dell'Accademia, ha per soggetto la "Presentazione della Vergine al tempio". La Vergine Maria, ancora giovinetta sta a metà della scalinata, e una folla incuriosita l'attornia. Fra i personaggi, sulla sinistra, con abiti del Cinquecento, appaiono ritratti probabilmente alcuni dei componenti della confraternita.
Alle porte del tempio, accolgono Maria dei sacerdoti, vestiti con preziose tuniche rosse e verdi ed oro. Nello sfondo si vedono delle montagne, le Marmarole, del Cadore, luogo di provenienza di Tiziano, mentre, in alto, domina un cielo molto nuvoloso.
Al fianco del tempio si vedono altri tre edifici, che richiamano stilisticamente l'architettura del Cinquecento. Il primo è sostenuto da alcune colonne in stile corinzio decorate con foglie d'acanto. Sul suo lato, si affacciano alla finestra due persone che guardano interessate. In esse si può riconoscere Tiziano stesso con la moglie, che osservano la loro figlia, in basso, che si appoggia agli scalini con le mani.
Nel secondo edificio, sul fronte, sporge un piccolo terrazzo con tre persone che dialogano fra loro. Sulla sinistra del dipinto, dietro al gruppo di donne e uomini vi sono due costruzioni: la prima con archi è seguita da un monumento piramidale con, alla sommità, una sfera. Al lato della scalinata, una vecchia dalla tunica azzurra e scialle bianco , vende le uova mentre una scultura, priva di testa, si erge all'estrema destra.
A questi particolari si è voluto dare l'interpretazione simbolica delle tre ere: ante legem, cioè l'era del paganesimo, rappresentata dalla statua acefala; sub legem, cioè l'epoca del giudaismo, rappresentata dalla vecchia; sub gratia, cioè l'era del cristianesimo con la futura nascita di Gesù dalla Vergine Maria.
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Alle porte del tempio, accolgono Maria dei sacerdoti, vestiti con preziose tuniche rosse e verdi ed oro. Nello sfondo si vedono delle montagne, le Marmarole, del Cadore, luogo di provenienza di Tiziano, mentre, in alto, domina un cielo molto nuvoloso.
Al fianco del tempio si vedono altri tre edifici, che richiamano stilisticamente l'architettura del Cinquecento. Il primo è sostenuto da alcune colonne in stile corinzio decorate con foglie d'acanto. Sul suo lato, si affacciano alla finestra due persone che guardano interessate. In esse si può riconoscere Tiziano stesso con la moglie, che osservano la loro figlia, in basso, che si appoggia agli scalini con le mani.
Nel secondo edificio, sul fronte, sporge un piccolo terrazzo con tre persone che dialogano fra loro. Sulla sinistra del dipinto, dietro al gruppo di donne e uomini vi sono due costruzioni: la prima con archi è seguita da un monumento piramidale con, alla sommità, una sfera. Al lato della scalinata, una vecchia dalla tunica azzurra e scialle bianco , vende le uova mentre una scultura, priva di testa, si erge all'estrema destra.
A questi particolari si è voluto dare l'interpretazione simbolica delle tre ere: ante legem, cioè l'era del paganesimo, rappresentata dalla statua acefala; sub legem, cioè l'epoca del giudaismo, rappresentata dalla vecchia; sub gratia, cioè l'era del cristianesimo con la futura nascita di Gesù dalla Vergine Maria.
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Tiziano - Pietà.
Tiziano - San Giovanni Battista.
42. SAN GIOVANNI BATTISTA Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1488/90 - Venezia 1576)1542 ca. - Olio su tela cm 201x134La tela verticale è dominata dalla figura eretta del Santo. Con un gesto che sembra voler far partecipare lo spettatore alla scena, allunga un braccio ruotando il corpo e la testa dal lato opposto alle gambe, mentre con l'altra mano trattiene sia la pelliccia, che avvolge i suoi fianchi, sia la lunga croce, premonitrice del sacrificio di Cristo. La prestante figura non si identifica con la tradizionale immagine di un Santo eremita magro ed emaciato. Tiziano sceglie per modello un giovane uomo per dimostrare la sua rara abilità nel dipingere il corpo umano. Sul lato destra del dipinto, si scorge una roccia bruna con ai piedi l'agnello altro simbolo del Santo in riferimento a Gesù. Sul lato sinistro, lo spazio non risulta più limitato ma si apre in un bellissimo paesaggio con una valle montana ed un chiaro torrente, che scorre ai piedi delle rocce. Alberi autunnali si stagliano sul cielo percorso da bianche nuvole.
Cosmé Tura - Madonna dello zodiaco.
21. LA MADONNA DELLO ZODIACO Cosmè Tura ( Ferrara 1430-1495 )1453 - Tempera su tavola cm 61x41La tavola rappresenta la Vergine con in braccio Gesù bambino che dorme tranquillo appoggiando un piedino sulla balaustra che chiude, in basso, il dipinto. In essa si legge l'iscrizione: "SVIGLIA EL TUO FIGLIO DOLCE MADRE PIA/PER FAR INFIN FELICE L'ALMA MIA"
La Madonna guarda con amore il Bambino; il suo volto ha una espressione dolce e le sue labbra accennano ad un sorriso. Indossa un ampio e drappeggiato mantello blu lasciando intravedere una tunica rossa tutta pieghettata sulla scollatura. Sotto l'aureola "metallica" posta in scorcio, porta un velo bianco che copre le chiome ed avvolge morbidamente le spalle e il petto. Lo spazio dello sfondo, non molto ampio è dominato da due grappoli d'uva appesi ai tralci con dei cardellini intenti a beccarli. Il simbolo dell'uva si lega al vino e quindi al sangue del sacrificio di Cristo.
Attorno alla figura della Vergine si leggono dei segni zodiacali, dipinti in oro in risalto sullo sfondo di blu intenso. Sono visibili solo alcuni, come l'acquario e i pesci mentre altri sono andati persi, ma ciò giustifica il titolo del dipinto con "Madonna dello zodiaco". In basso un minimo accenno ad un paesaggio. Tutto è descritto calligraficamente in modo preciso con colori dall'effetto "smaltato". Completa il dipinto una bella cornice in legno inciso e dorato composta da una lunetta superiore ove si affacciano due angeli che sorreggono il simbolo di San Bernardino.
La Madonna guarda con amore il Bambino; il suo volto ha una espressione dolce e le sue labbra accennano ad un sorriso. Indossa un ampio e drappeggiato mantello blu lasciando intravedere una tunica rossa tutta pieghettata sulla scollatura. Sotto l'aureola "metallica" posta in scorcio, porta un velo bianco che copre le chiome ed avvolge morbidamente le spalle e il petto. Lo spazio dello sfondo, non molto ampio è dominato da due grappoli d'uva appesi ai tralci con dei cardellini intenti a beccarli. Il simbolo dell'uva si lega al vino e quindi al sangue del sacrificio di Cristo.
Attorno alla figura della Vergine si leggono dei segni zodiacali, dipinti in oro in risalto sullo sfondo di blu intenso. Sono visibili solo alcuni, come l'acquario e i pesci mentre altri sono andati persi, ma ciò giustifica il titolo del dipinto con "Madonna dello zodiaco". In basso un minimo accenno ad un paesaggio. Tutto è descritto calligraficamente in modo preciso con colori dall'effetto "smaltato". Completa il dipinto una bella cornice in legno inciso e dorato composta da una lunetta superiore ove si affacciano due angeli che sorreggono il simbolo di San Bernardino.
Lorenzo Veneziano - polittico dell'Annunciazione.
33. POLITTICO - PARTICOLARE DEL
COMPARTO CENTRALE DELL'ANNUNCIAZIONE Lorenzo Veneziano ( Documentato dal 1356 al 1372 )1357-59 - Tempera su tavola cm 126x75Il polittico, detto anche "Polittico Lion", conservatosi, anche con integrazioni pittoriche successive, con l'impostazione abbastanza originale, ha nel comparto centrale l'Annunciazione (oggetto della nostra osservazione) e in quelli laterali vari Santi. Nell'ordine superiore al centro l'immagine di Dio Padre e ai lati figure di profeti . Completano la decorazione i santi eremiti e trentasei piccole figure di Santi a conclusione nei pilastrini.
L'opera fu commissionata da Domenico Lion, membro aggiunto del Senato negli anni 1356-57, che si è fatto raffigurare in ginocchio nello scomparto centrale in atto di devozione. Le sue proporzioni minuscole si confacevano ad un mortale, mentre la Madonna assisa in trono, e dominante lo spazio del dipinto, volge lo sguardo verso l'angelo in ginocchio. La sua figura è vista di profilo per sottolineare il gesto indicatore della mano. Indossa una veste blu ed un manto, trattenuto sul davanti, di colore rosso mentre le ali si elevano oltre il disco dell'aureola, e appaiono modulate su vari toni di colore. La Madonna con le braccia al petto accoglie il messaggio. La sua veste è rossa mentre il ricco manto si adorna di motivi dorati. Tutto è descritto minuziosamente con profili segnati da linee morbide e incise. Il motivo decorativo delle aureole e della corona è punzonato. Lo spirito Santo suggella l'evento in forma di colomba "lanciata" da Dio Padre posto al limite superiore della pala. L'insieme si caratterizza per una straordinaria eleganza, carica di misticismo soprannaturale, che si coglie anche nell'annullamento dello spazio reale attraverso lo sfondo dorato legato alla cultura bizantina.
COMPARTO CENTRALE DELL'ANNUNCIAZIONE Lorenzo Veneziano ( Documentato dal 1356 al 1372 )1357-59 - Tempera su tavola cm 126x75Il polittico, detto anche "Polittico Lion", conservatosi, anche con integrazioni pittoriche successive, con l'impostazione abbastanza originale, ha nel comparto centrale l'Annunciazione (oggetto della nostra osservazione) e in quelli laterali vari Santi. Nell'ordine superiore al centro l'immagine di Dio Padre e ai lati figure di profeti . Completano la decorazione i santi eremiti e trentasei piccole figure di Santi a conclusione nei pilastrini.
L'opera fu commissionata da Domenico Lion, membro aggiunto del Senato negli anni 1356-57, che si è fatto raffigurare in ginocchio nello scomparto centrale in atto di devozione. Le sue proporzioni minuscole si confacevano ad un mortale, mentre la Madonna assisa in trono, e dominante lo spazio del dipinto, volge lo sguardo verso l'angelo in ginocchio. La sua figura è vista di profilo per sottolineare il gesto indicatore della mano. Indossa una veste blu ed un manto, trattenuto sul davanti, di colore rosso mentre le ali si elevano oltre il disco dell'aureola, e appaiono modulate su vari toni di colore. La Madonna con le braccia al petto accoglie il messaggio. La sua veste è rossa mentre il ricco manto si adorna di motivi dorati. Tutto è descritto minuziosamente con profili segnati da linee morbide e incise. Il motivo decorativo delle aureole e della corona è punzonato. Lo spirito Santo suggella l'evento in forma di colomba "lanciata" da Dio Padre posto al limite superiore della pala. L'insieme si caratterizza per una straordinaria eleganza, carica di misticismo soprannaturale, che si coglie anche nell'annullamento dello spazio reale attraverso lo sfondo dorato legato alla cultura bizantina.
.Lorenzo Veneziano - Polittico Lion
Pa
Antonio Veneziano - Madonna Bambino e comittenti.
28. MADONNA IN TRONO COL BAMBINO E DUE COMMITTENTI Paolo Veneziano ( Attivo dal 1333 al 1358 – morto prima del settembre 1362 )Tempera su tavola cm 142x90La tavola rappresenta la Madonna incoronata, seduta rigidamente nel trono che porge il figlio in adorazione ai due devoti situati ai suoi piedi. L'impostazione dell'immagine si avvicina alle icone orientali dove è tipico circondare il Bambino in un clipeo di luce simbolo dell'universalità divina. La Madonna ha la carnagione scura e lo sguardo rivolto verso l'osservatore; indossa una veste rossa ed un mantello blu impreziosito da ricami dorati. Seppur molto rigida negli atteggiamenti e priva di effetti che descrivano l'andamento e la volumetria del corpo, la Vergine si sporge alzando il manto quasi per accogliere e proteggere i due devoti. Questi ultimi, seguendo le antiche rappresentazioni che davano maggire importanza alle figure divine, rendendole di grandi dimensioni, essendo persone mortali sono rappresentati molto più piccoli anche in senso di reverenza. Sono una coppia: marito e moglie inginocchiati e adoranti il Bambino. Lo sfondo è quasi del tutto occupato dal manto rosso sostenuto da due angeli, manto sempre intessuto con motivi preziosi, mentre l'assenza dello spazio è data dal colore dorato tipico della cultura bizantina. L'autore nel dipinto vuole mettere in evidenza la sacralità e la maestosità della Vergine e del Bambino rispetto ai devoti, comuni mortali.
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Antonio Vivarini - Madonna e Santi.
46. SPOSALIZIO DI SANTA CATERINA Paolo Caliari detto il Veronese ( Verona 1528 - Venezia 1588 )Olio su tela cm 337x241Questa pala era stata eseguita per l'altare maggiore della Chiesa di santa Caterina di Venezia, collegata all'omonimo convento.
La Madonna appare seduta su un alto podio, posto sull'ultimo gradino di una scalinata e porge il Bambino verso santa Caterina, che allunga la mano inanellata, simbolo del suo "sposalizio mistico".
Attorno a loro, una miriade di angeli ringraziano il Signore. Alcuni, sono seduti sulla scalinata, attenti nella lettura o intenti a suonare il liuto, altri sporgono fra le colonne dietro Maria, altri ancora sorreggono il manto di santa Caterina.
Nel cielo, fra le nuvole, svolazzano paffuti angioletti. Due di loro tengono una corona, forse per Maria, e la palma, simbolo di martirio, per la Santa. La scena si svolge lungo uno sviluppo diagonale, che culmina nel rosso dei drappi che avvolgono le colonne e nel movimento degli angioletti, che si staccano dalle nubi. Va sottolineata la capacità dell'autore nel rendere l'effetto serico delle vesti e la ricchezza delle decorazioni degli abiti di santa Caterina e degli angeli.
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La Madonna appare seduta su un alto podio, posto sull'ultimo gradino di una scalinata e porge il Bambino verso santa Caterina, che allunga la mano inanellata, simbolo del suo "sposalizio mistico".
Attorno a loro, una miriade di angeli ringraziano il Signore. Alcuni, sono seduti sulla scalinata, attenti nella lettura o intenti a suonare il liuto, altri sporgono fra le colonne dietro Maria, altri ancora sorreggono il manto di santa Caterina.
Nel cielo, fra le nuvole, svolazzano paffuti angioletti. Due di loro tengono una corona, forse per Maria, e la palma, simbolo di martirio, per la Santa. La scena si svolge lungo uno sviluppo diagonale, che culmina nel rosso dei drappi che avvolgono le colonne e nel movimento degli angioletti, che si staccano dalle nubi. Va sottolineata la capacità dell'autore nel rendere l'effetto serico delle vesti e la ricchezza delle decorazioni degli abiti di santa Caterina e degli angeli.
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Alvise Vivarini - Madonna e Santi.
30. MADONNA IN TRONO CON BAMBINO TRA I SANTI LUDOVICO DA TOLOSA (O BONAVENTURA), ANTONIO DA PADOVA, ANNA GIOACCHINO, FRANCESCO E BERNARDINO DA SIENA Alvise Vivarini ( Venezia 1442/53 - 1503/05 )1480- Tempera su tavola cm 175x196Nel dipinto di Alvise Vivarini si nota la Madonna seduta in trono, con il Bambino in piedi sul grembo circondata da sant'Antonio da Padova, sant'Anna, san Ludovico da Tolosa (o Bonaventura), san Gioacchino, san Francesco e san Bernardino da Siena, posti in cerchio attorno al trono, tre per lato.
Maria veste un abito rosso colpito dalla luce, ed un manto dorato con decorazioni geometriche a fiori di colore più scuro.
I Santi vestiti semplicemente con il saio grigio e marrone esibiscono i simboli consueti dell'iconografia: san Bernardino tiene in mano una tavola con il monogramma di Cristo, san Francesco mostra le stimati, sant'Antonio da Padova regge la Bibbia; san Ludovico da Tolosa sopra il saio porta i pavimenti vescovili.
sant'Anna e san Gioacchino si affiancano al trono in atto di venerazione verso il Bambino, e vestono abiti scuri, con manti rossi e oro. San Gioacchino tiene nella mano una colomba.
Il trono è molto semplice sagomato in marmi di diversi colori con decorazioni a motivi vegetali. Divide la stanza una tenda verde che scende dietro il trono, e, sullo sfondo, si aprono due finestre a mezzaluna che lasciano intravedere un cielo nuvoloso con varie sfumature di blu.
I santi si trovano in piedi su un pavimento a scacchiera con quadrati arancione e bianchi, posti in prospettiva.
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Maria veste un abito rosso colpito dalla luce, ed un manto dorato con decorazioni geometriche a fiori di colore più scuro.
I Santi vestiti semplicemente con il saio grigio e marrone esibiscono i simboli consueti dell'iconografia: san Bernardino tiene in mano una tavola con il monogramma di Cristo, san Francesco mostra le stimati, sant'Antonio da Padova regge la Bibbia; san Ludovico da Tolosa sopra il saio porta i pavimenti vescovili.
sant'Anna e san Gioacchino si affiancano al trono in atto di venerazione verso il Bambino, e vestono abiti scuri, con manti rossi e oro. San Gioacchino tiene nella mano una colomba.
Il trono è molto semplice sagomato in marmi di diversi colori con decorazioni a motivi vegetali. Divide la stanza una tenda verde che scende dietro il trono, e, sullo sfondo, si aprono due finestre a mezzaluna che lasciano intravedere un cielo nuvoloso con varie sfumature di blu.
I santi si trovano in piedi su un pavimento a scacchiera con quadrati arancione e bianchi, posti in prospettiva.
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Antonio Vivarini - Madonna e Bambino Benedicente.
9. LA MADONNA COL BAMBINO BENEDICENTE Antonio Vivarini ( Murano 1415-20, Venezia 1476-84 )1440 circa - Tempera su tavola cm 56x41Il dipinto, con lo sfondo dorato rappresenta la Madonna che tiene Gesù bambino in braccio, vestito con un semplice drappo, ed intento a benedire. Egli infatti osserva intensamente l'osservatore con uno sguardo serio e fisso, mentre la Madre lo porge oltre il grembo. La Madonna indossa una veste rossa, arricciata sotto al seno con un cordoncino, e un manto blu con risvolti verdi ed ha un atteggiamento mesto. Questi sono i colori tipici dell'abbigliamento di Maria, il rosso ricorda il sacrificio del Figlio, il blu, la serenità e la tranquillità del suo animo. Spesso, e forse anche in questo caso, le dimensioni ridotte della tavola dipinta stanno ad indicare una devozione privata. Lo sfondo dorato annulla la profondità.
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Veronese - cena a casa Levi.
La casa di Levi [modifica]Per approfondire, vedi la voce Cena a Casa di Levi.Cena a Casa di Levi, 1573Nel 1573 Veronese completò il dipinto ora conosciuto come Cena nella Casa di Levi, per la parete posteriore del refettorio della Basilica di San Zanipolo. Questo misura più di cinque metri di altezza ed è largo dodici metri, rappresenta un'altra festa veneziana e rappresenta il punto più alto delle sue scene di banchetti, che include anche soldati tedeschi, dei comici nanetti e molti animali; in breve, esotismi classici per le sue rappresentazioni. Proprio nel momento in cui l'uso del colore diventa più intenso e luminoso, la sua attenzione ai sentimenti umani e all'interazione fisica tra le figure diventato più evidenti.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Bartolomeo Vivarini .- polittico Morosini
Il Polittico di Ca' Morosini è un dipinto tempera su tavola (pannello centrale 132x41 cm, ciascun pannello laterale 109x33 cm) di Bartolomeo Vivarini, datato 1464
Storia [modifica]Il polittico fu originariamente dipinto per la cappella Morosini nella chiesa di Sant'Andrea alla Certosa di Venezia. Arrivò in galleria ai primi del XIX secolo con le soppressioni napoleoniche.
Descrizione e stile [modifica]Il polittico è composto da un pannello centrale con la Madonna in trono col Bambino e quattro scomparti laterali, che raffigurano, da sinistra,sant'Andrea, patrono della chiesa, (riconoscibile per il libro, la croce e l'abito verde), san Giovanni Battista (riconoscibile per l'abito da eremita, la barba, la croce, lo sfondo che riproduce il deserto), san Domenico di Guzmán (con l'abito domenicano e il giglio) esan Pietro (riconoscibile per la barba bianca, la testa canuta, le chiavi del Paradiso).
Il polittico è significativo dello stile di Bartolomeo dopo il soggiorno a Padova, dove assimilò le novità di Andrea Mantegna e deglisquarcioneschi. I corpi sono infatti solidi, le anatomie sono curate, i panneggi taglienti, la luce fredda, che trasforma tutte le superfici in lucidi marmi. Manca però nell'artista l'adesione a una logica spazialità, come si vede nella mancata unificazione degli sfondi, che nel caso del Battista è addirittura roccioso, quale attributo specifico dell'asceta.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.
Storia [modifica]Il polittico fu originariamente dipinto per la cappella Morosini nella chiesa di Sant'Andrea alla Certosa di Venezia. Arrivò in galleria ai primi del XIX secolo con le soppressioni napoleoniche.
Descrizione e stile [modifica]Il polittico è composto da un pannello centrale con la Madonna in trono col Bambino e quattro scomparti laterali, che raffigurano, da sinistra,sant'Andrea, patrono della chiesa, (riconoscibile per il libro, la croce e l'abito verde), san Giovanni Battista (riconoscibile per l'abito da eremita, la barba, la croce, lo sfondo che riproduce il deserto), san Domenico di Guzmán (con l'abito domenicano e il giglio) esan Pietro (riconoscibile per la barba bianca, la testa canuta, le chiavi del Paradiso).
Il polittico è significativo dello stile di Bartolomeo dopo il soggiorno a Padova, dove assimilò le novità di Andrea Mantegna e deglisquarcioneschi. I corpi sono infatti solidi, le anatomie sono curate, i panneggi taglienti, la luce fredda, che trasforma tutte le superfici in lucidi marmi. Manca però nell'artista l'adesione a una logica spazialità, come si vede nella mancata unificazione degli sfondi, che nel caso del Battista è addirittura roccioso, quale attributo specifico dell'asceta.Paragraph. Fai clic qui per effettuare modifiche.