I CARRACCI
Carracci Annibale (Bologna 1560-Roma 1609) Assunzione della Vergine
Datazione: 1592olio su tela
cm 260x177
Secolo: XVI
Provenienza: San Francesco, cappella Bonasoni
Inventario: 455
Descrizione
Datato 1592, questo capolavoro dimostra la strada intrapresa da Annibale verso la costruzione di uno spazio aperto, già barocco, insieme ad un’attenzione ancora costante verso la cultura veneta, anche se il riferimento è ora più Tintoretto che non Paolo Veronese.
cm 260x177
Secolo: XVI
Provenienza: San Francesco, cappella Bonasoni
Inventario: 455
Descrizione
Datato 1592, questo capolavoro dimostra la strada intrapresa da Annibale verso la costruzione di uno spazio aperto, già barocco, insieme ad un’attenzione ancora costante verso la cultura veneta, anche se il riferimento è ora più Tintoretto che non Paolo Veronese.
Carracci Ludovico (Bologna 1555-1619) - Vocazione di Matteo
Datazione: 1605 - 1607
olio su tela
cm 449x265
Secolo: XVI
Provenienza: Santa Maria della Pietà, cappella Salaroli
Inventario: 457
Descrizione
Databile tra il 1605 e il 1607, quest’opera costituisce forse l’unica testimonianza di un qualche effetto sull’arte di Ludovico del breve soggiorno romano del 1602; il gesto del Cristo, infatti, richiama inequivocabilmente quello famoso nel quadro di soggetto analogo di Caravaggio.
Carracci Ludovico (Bologna 1555-1619) Predica del Battista
.
Datazione: 1592
olio su tela
cm 380x227
Descrizione
Il dipinto era collocato nella chiesa della Certosa di fronte alla Comunione di San Girolamo di Agostino Carracci.
Rappresenta un momento di intensa suggestione neoveneziana nel percorso stilistico dell'artista.
Paolo Veronese e il drammatico chiaroscuro di Tintoretto vengono rimeditati da Ludovico in modo da creare una grande macchina scenica decisamente barocca i cui protagonisti si lasciano sopraffare dalle emozioni coinvolgendo così fortemente lo spettatore.
Datazione: 1592
olio su tela
cm 380x227
Descrizione
Il dipinto era collocato nella chiesa della Certosa di fronte alla Comunione di San Girolamo di Agostino Carracci.
Rappresenta un momento di intensa suggestione neoveneziana nel percorso stilistico dell'artista.
Paolo Veronese e il drammatico chiaroscuro di Tintoretto vengono rimeditati da Ludovico in modo da creare una grande macchina scenica decisamente barocca i cui protagonisti si lasciano sopraffare dalle emozioni coinvolgendo così fortemente lo spettatore.
Carracci Agostino (Bologna 1557-Parma 1602)
Ultima Comunione di San Girolamo Datazione: 1591 - 1597
olio su tela
cm 376x224
Secolo: XVI
Provenienza: Chiesa di San Girolamo alla Certosa
Descrizione
Eseguito intorno al 1591-1592 per la chiesa della Certosa di Bologna, dove era collocato di fronte alla Predica del Battista di Ludovico Carracci, questo dipinto divenne ben presto grazie alla elaborata composizione il simbolo della scuola carraccesca e godette di una grande fortuna sia nella tradizione critica che presso gli artisti.
Carracci Ludovico (Bologna 1555-1619) Conversione di Saulo
Datazione: 1587 - 1588
olio su tela
cm 279x171
Secolo: XVI
Provenienza: San Francesco, cappella Zambeccari
Inventario: 467
Descrizione
Fu commissionata a Ludovico da Emilio Zambeccari per la cappella di famiglia in San Francesco e l'artista si impegnò a eseguirla in sei mesi a partire dall'agosto del 1587.
Si tratta di un'opera eccezionale, nella quale Ludovico crea uno spazio che è già compiutamente barocco, donandoci un risultato di straordinaria intensità drammatica.
Carracci Agostino (Bologna 1557-Parma 1602) Assunzione della Vergine
Datazione: 1592 - 1593cm 349x209
Secolo: XVI
Provenienza: San Salvatore
Inventario: 469
Descrizione
Oggetto di una lunga controversia ereditaria, il dipinto, databile tra il 1592 e il 1593, raggiunse la chiesa di San Salvatore solo intorno al 1622.
Agostino dimostra qui di accostarsi alla cultura veneta, sulla linea Tiziano-Veronese, nella ricerca degli effetti di fusione atmosferica e nell’accentuato interesse per il colore ma, soprattutto nella figura figura della Vergine, emerge anche il rapporto diretto con la Assunzione di Annibale (1592).
Secolo: XVI
Provenienza: San Salvatore
Inventario: 469
Descrizione
Oggetto di una lunga controversia ereditaria, il dipinto, databile tra il 1592 e il 1593, raggiunse la chiesa di San Salvatore solo intorno al 1622.
Agostino dimostra qui di accostarsi alla cultura veneta, sulla linea Tiziano-Veronese, nella ricerca degli effetti di fusione atmosferica e nell’accentuato interesse per il colore ma, soprattutto nella figura figura della Vergine, emerge anche il rapporto diretto con la Assunzione di Annibale (1592).
Carracci Annibale (Bologna 1560-Roma 1609) Madonna col Bambino in gloria e i Santi Lodovico, Alessio, Giovanni Battista, Caterina, Francesco e Chiara Datazione: 1587 - 1588
olio su tela
cm 278x193
Secolo: XVI
Provenienza: Santi Lodovico e Alessio
Descrizione
Ritirato dalle monache nella clausura nel Seicento e sostituito con una pala di G. A. Sirani, ritornò visibile solo dopo il 1755.
Il dipinto, in cui è ancora evidente un intenso correggismo, rivela una particolare ricerca compositiva, ritmica ed equilibrata, di derivazione raffaellesca, oltre alla consueta tonalità argentea di ascendenza veronesiana.
Carracci Ludovico (Bologna 1555-1619) Trasfigurazione di Gesù Cristo
Datazione: 1595, circa
olio su tela
cm 437x267
Secolo: XVI
Provenienza: San Pietro Martire, Altar Maggiore Ratta
Inventario: 475
Descrizione
Commissionatagli da Dionigi Ratta nel 1593, Ludovico terminò forse un paio d’anni dopo questa “esorbitante” pala che “ancorché d’appresso atterrisca, eccedendo di tanto il naturale, a suo luogo però ed in sua distanza così ben torna, all’Altar Maggiore delle RR. MM. Di S. Pier Martire” (Malvasia, 1678).
Carracci Annibale (Bologna 1560-Roma 1609) Madonna col Bambino in trono e i Santi Giovannino, Giovanni Evangelista e Caterina d'Alessandria
Datazione: 1593
tela
cm 289,5x192,5
Secolo: XVI
Provenienza: San Giorgio, cappella Landini
Inventario: 476
DescrizioneFirmato e datato 1593 fu dipinto per l’altare Landini in San Giorgio. Giudicato in termini positivi "opera lodevole" dai contemporanei.
Carracci Ludovico (Bologna 1555-1619) Madonna col Bambino in trono e i Santi Domenico, Francesco, Chiara e Maria Maddalena (Pala Bargellini)
Datazione: 1588
olio su tela
cm 282x188
Secolo: XVI
Provenienza: Santi Giacomo e Filippo (Convertite), Cappella Boncompagni
Descrizione
Si tratta della prima opera firmata e datata da Ludovico realizzata per la Cappella Boncompagni della chiesa delle monache Convertite in via Lame.
È uno dei suoi lavori più celebri, anche per la presenza della bella veduta di Bologna che lega la visione della Vergine col Bambino e gli angeli musicanti ad un mondo concreto e naturale di realtà storica, nel quale trovano una profonda ragione d'essere i ritratti dei quattro membri della famiglia Bargellini, inseriti come santi nella composizione.
Carracci Ludovico (Bologna 1555-1619)
Madonna col Bambino fra i Santi Girolamo e Francesco
Datazione: 1590, circa
olio su tela
cm 219x144
Descrizione
Era la pala della cappella Bentivoglio nella chiesa di Santa Maria degli Scalzi in Strada Maggiore.
Databile intorno al 1590, è opera fondamentale nel percorso stilistico di Ludovico, che qui per la prima volta si accosta a quella poetica "evocativa" da Annibale proposta fin dalla metà degli anni ottanta.
La composizione richiama evidentemente la Madonna di San Sisto di Raffaello, allora a Piacenza, ed è ricca di suggestioni correggesche e venete.
Carracci Ludovico (Bologna 1555-1619) Martirio di Sant'Orsola
Datazione: 1592tela
cm 330x218
Selo: XVI
Provenienza: Chiesa dei Santi Leonardo e Orsola
Descrizione
Datato 1592, il dipinto presenta precise desunzioni da Tintoretto, da Tiziano, da Veronese.
La scena si fa ampia e grandiosa, le forme si intrecciano, i colori si mescolano ribadendo la matrice veneziana dei modelli.
cm 330x218
Selo: XVI
Provenienza: Chiesa dei Santi Leonardo e Orsola
Descrizione
Datato 1592, il dipinto presenta precise desunzioni da Tintoretto, da Tiziano, da Veronese.
La scena si fa ampia e grandiosa, le forme si intrecciano, i colori si mescolano ribadendo la matrice veneziana dei modelli.
Carracci Ludovico (Bologna 1555-1619) Annunciazione Datazione: 1584, circa
cm 182,5x221
Secolo: XVI
Provenienza: Chiesa di San Giorgio
Descrizione
L’opera, eseguita da Ludovico ancora giovane, è tutta improntata ad una semplicità di composizione e di contenuti che testimoniano appieno il significato intensamente umano della "riforma" che l’artista va compiendo nella Bologna degli anni ottanta del Cinquecento.
GUIDO RENI
Reni Guido (Bologna 1575-1642) Ritratto di gentildonna (la Madre)
Datazione: 1615 - 1620, circa
olio su tela
cm 65x55
Descrizione
Sulla scorta di un passo del Malvasia (1678), questo dipinto è stato tradizionalmente ritenuto il ritratto della madre dell'artista anche se questa identificazione non è confortata da alcun riscontro.
Si tratta di un'opera di altissimo livello sia per la profondità psicologica che per lo straordinario accordo tonale, degna di essere ricordata come uno dei più bei ritratti di tutto il Seicento italiano.
Cantarini Simone (Pesaro 1612-Verona 1648) - Ritratto di Guido Reni
Datazione: 1635 - 1636, circa
olio su tela
cm 37,5 (diametro)
Descrizione
Cantarini completò la propria formazione a Bologna nello studio di Guido Reni del quale seppe in breve tempo guadagnarsi la stima.
L'immagine di Reni che il pennello di Cantarini restituisce è caratterizzata da una severa ed umana nobiltà, priva di enfasi retorica.
L'opera è riferibile al 1635-1636 circa.
.Reni Guido (Bologna 1575-1642) Strage degli innocenti
Datazione: 1611
olio su tela
cm 268x170
Descrizione
Dipinto celebratissimo nella letteratura artistica, fu eseguito per i conti Berò, proprietari di una cappella nella chiesa di San Domenico.
È una delle opere più significative dell'ideale estetico del Reni quale era venuto formandosi nel soggiorno romano attraverso lo studio delle stanze di Raffaello in Vaticano e dei marmi archeologici; un ideale dunque di purezza formale unita alla volontà di cogliere della realtà e degli affetti il mondo idealizzato, eterno.
Reni Guido (Bologna 1575-1642) Gesù Cristo Crocifisso, la Vergine Addolorata, Santa Maria Maddalena e San Giovanni
Datazione: 1617, circa
olio su tela
cm 397x266
Secolo: XVII
Provenienza: Monte Calvario dei Cappuccini, altar maggiore
Inventario: 441
Descrizione
È la prima delle grandi composizioni su questo tema eseguite da Reni ed è databile intorno al 1617.
Si tratta di un'opera importantissima che è valsa a fissare uno dei prototipi dell'iconografia cristologica dal Seicento ai giorni nostri, riprodotta in infinite copie integrali o parziali.
Reni Guido (Bologna 1575-1642) Il Beato Andrea Corsini
Datazione: 1639 circa
olio su tela
cm 235x139
Secolo: XVII
Provenienza: Santa Maria di Galliera, sagrestia
Inventario: 443
Descrizione
Opera databile intorno al 1639, si caratterizza per lo straordinario rapporto prospettico di luce e colore tra la figura e il fondo e per il solenne atteggiarsi del santo che, fissato in un attimo di idealizzata sospensione, domina il misurato spazio rettangolare.
Reni Guido (Bologna 1575-1642) Gesù Cristo in pietà pianto dalla Madonna e adorato dai Santi Petronio, Francesco, Domenico, Procolo e Carlo Borromeo.
(Pala dei Mendicanti)
Datazione: 1616
olio su tela
cm 704x341
Secolo: XVII
Provenienza: Santa Maria della Pietà dei Mendicanti, altar maggiore
Inventario: 445
Descrizione
Ordinata all'artista dal Senato di Bologna, fu collocata sull'altare maggiore della chiesa di Santa Maria della Pietà il 13 novembre 1616.
L'opera propone un ordine compositivo alquanto antico e tipico delle sacre conversazioni cinquecentesche (Raffaello, Estasi di Santa Cecilia), mentre l'intimo patetismo religioso rimanda al maestro Ludovico Carracci (La nascita del Battista).
Reni Guido (Bologna 1575-1642) San Sebastiano
Datazione: 1639 - 1640
olio su tela
cm 235,5x137
Secolo: XVII
Provenienza: San Salvatore, sagrestia
Inventario: 446
Descrizione
Fu compreso dal Malvasia (1678) fra le opere della vecchiaia di Reni, che l'avrebbe affrettatamente abbozzato per ragioni di più rapido commercio.
Si tratta di un dipinto di eccezionale qualità pittorica, in cui l'artista riesce ad esprimere, con un accentuato senso di levitazione della materia, un'intensissima sostanza poetica.
..Reni Guido (Bologna 1575-1642) Madonna col Bambino in gloria e i Santi Protettori di Bologna Petronio, Francesco, Ignazio, Francesco Saverio, Procolo e Floriano. (Pala della Peste)
olio su seta
cm 382x242
Secolo: XVII
Provenienza: Palazzo Pubblico
Inventario: 448
Descrizione
Il reggimento della città commissionò all'artista quest'opera in ringraziamento alla Vergine per la liberazione di Bologna dalla terribile peste del 1630.
Nacque in origine come stendardo che ogni anno veniva portato in solenne processione dal Palazzo Pubblico alla chiesa di San Domenico.
Reni Guido (Bologna 1575-1642) Sansone vittorioso
.
olio su tela
cm 260x223
Descrizione
Nato come sovracamino per una sala del Palazzo del Conte Zambeccari, già nel 1644 fu posto in vendita. Vent'anni dopo fu acquistato dal cardinal Boncompagni, arcivescovo di Bologna, che lo legò per testamento al Senato della città.
Vi è rappresentato il momento in cui Sansone, dopo aver chiesto a Dio di placare la propria sete, beve dalla mascella dell'asino con la quale ha sconfitto i Filistei.
olio su tela
cm 260x223
Descrizione
Nato come sovracamino per una sala del Palazzo del Conte Zambeccari, già nel 1644 fu posto in vendita. Vent'anni dopo fu acquistato dal cardinal Boncompagni, arcivescovo di Bologna, che lo legò per testamento al Senato della città.
Vi è rappresentato il momento in cui Sansone, dopo aver chiesto a Dio di placare la propria sete, beve dalla mascella dell'asino con la quale ha sconfitto i Filistei.
.Reni Guido (Bologna 1575-1642)
Flagellazione di Cristo
Datazione: 1640 - 1642
olio su tela
cm 278,5x180,5
Secolo: XVII
Provenienza: Francesco Pastore (già in Collezione Hercolani)
Inventario: 6377
Descrizione
Si tratta di un’opera dell’ultimo periodo di attività di Reni, caratterizzato da toni di colore sempre più spenti e dalla progressiva evanescenza delle pennellate.
La figura di Cristo, dolente e fisicamente rassegnato sotto i colpi del flagello, vince spiritualmente sugli aguzzini dalle anatomie ben delineate, ma ormai prive dell’incisività statuaria presente nelle opere giovanili dell’artista.
.Reni Guido (Bologna 1575-1642)
Madonna col Bambino in apparizione a San Francesco
.
Datazione: 1640 - 1642
olio su tela
cm 298x204
Descrizione
Il dipinto, appartenuto da sempre alla famiglia Hercolani, di cui decorava la cappella del palazzo di Castelmaggiore, è un abbozzo evidente, condotto in talune parti più a compimento che in altre.
Tuttavia Reni vi raggiunge, come sempre, un grado di perfezione spirituale e ideale assoluto, tipico della sua fase artistica estrema, quando alla necessità economica di finire in fretta i dipinti s’intreccia la sua forte crisi esistenziale e poetica.
Datazione: 1640 - 1642
olio su tela
cm 298x204
Descrizione
Il dipinto, appartenuto da sempre alla famiglia Hercolani, di cui decorava la cappella del palazzo di Castelmaggiore, è un abbozzo evidente, condotto in talune parti più a compimento che in altre.
Tuttavia Reni vi raggiunge, come sempre, un grado di perfezione spirituale e ideale assoluto, tipico della sua fase artistica estrema, quando alla necessità economica di finire in fretta i dipinti s’intreccia la sua forte crisi esistenziale e poetica.
Reni Guido (Bologna 1575-1642) Arianna
Datazione: 1638 – 1640
Olio su tela
cm 220 x 150
Secolo: XVII
Provenienza: Deposito a tempo indeterminato della Fondazione del Mont
Descrizione
Si tratta dell’unico grande frammento conosciuto delle “Nozze di Bacco e Arianna” che Guido Reni dipinse negli anni 1638- 1640 su commissione del Cardinale Barberini, ma destinato a Henrietta Maria di Borbone moglie del re d’Inghilterra Carlo I Stuart .
Il dipinto, eseguito a Bologna, fu inviato a Roma per la spedizione alla regina, ma i drammatici fatti politici che precedettero decapitazione di Carlo I ne impedironono l’invio in Inghilterra.
Nel 1647 finalmente la grande tela giunse a destinazione presso Henrietta, che la vendette un anno dopo per sanare i propri debiti.
Entrata nella raccolta di Michel Particelli d’Hemery, alla sua morte secondo autorevoli fonti dell’epoca, venne fatta ridurre in pezzi dalla vedova scandalizzata dalla presenza di figure nude.
La figura di Arianna risulta scontornata con una precisione inconsueta per una ‘distruzione’, è quindi probabile che il dipinto sia stato invece scomposto con metodo per essere poi più facilmente venduto.
Reni Guido (Bologna 1575-1642)
Cristo coronato di spine
tela
cm 66,8 x 55,5 (ovale)
Secolo: XVII
Provenienza: Dono associazione di Santa Cecilia amici della Pinacoteca Nazionale (2000),
Descrizione
Questo dipinto, proveniente dalla collezione del pittore francese Pierre Puvis de Chavanne, presenta un soggetto più volte replicato da Guido Reni.
Il Cristo è rappresentato nel momento dell’oltraggio con una intensa idealizzazione.
tela
cm 66,8 x 55,5 (ovale)
Secolo: XVII
Provenienza: Dono associazione di Santa Cecilia amici della Pinacoteca Nazionale (2000),
Descrizione
Questo dipinto, proveniente dalla collezione del pittore francese Pierre Puvis de Chavanne, presenta un soggetto più volte replicato da Guido Reni.
Il Cristo è rappresentato nel momento dell’oltraggio con una intensa idealizzazione.
Reni Guido (Bologna 1575-1642) -San Francesco confortato da angelo musicante
Datazione: 1606 - 1607
rame
cm 44,4x34
Secolo: XVII
Provenienza: deposito a tempo indeterminato di Sir Denis Maho
Descrizione
Il piccolo rame appartiene ad un gruppo di piccole ed eleganti composizioni giovanili dipinte dall’artista a Roma intorno al 1605.
L’episodio rappresenta San Francesco che in meditazione sul Monte Alverna viene visitato da un angelo musicante che lo induce ad un sonno estatico.
.Reni Guido (Bologna 1575-1642)
Sibilla
Datazione: 1635 - 1636
tela
cm 74,2x58,3
Secolo: XVII
Provenienza: deposito a tempo indeterminato di Sir Denis Mahon
Descrizione
Il dipinto faceva parte della ricca collezione del Cardinale Giovan Carlo de’ Medici che, dopo la morte di questi, venne interamente alienata dal fratello, il Granduca Ferdinando II.
L’opera, ascrivibile alla fase ultima del percorso di Guido intorno al 1635 -1636, rappresenta una Sibilla senza alcun riferimento al suo ruolo se non il turbante ed il gesto delle mani, che sembra accompagnare un eloquio.